Sala del Consiglio e Sala della Giunta: cenni storici
L'antico Palazzo del Podestà fu completamente ricostruito dal 1541 da Andrea Moroni (1); i lavori proseguirono anche dopo la sua morte.
Nel 1561 Alvise I Mocenigo (2) fece costruire l'ala settentrionale del cortile pensile (3), mentre nel 1594, Tommaso Morosini quella occidentale; infine nel 1602 Giambattista Bernardone fece realizzare l'ala orientale.
Al secondo piano si trovano la Sala Consiliare, la Sala della Giunta e la cappella del collegio dei Nodari, affrescata da Domenico Campagnola.
SALA DEL CONSIGLIO
Galleria fotografica (foto realizzate dal Gabinetto fotografico del Comune di Padova)
Salendo fino alla fine della scalinata principale del palazzo municipale di Padova, si arriva ad un piano dove, sulla sinistra, si trova un portale monumentale che da accesso alla Sala del Consiglio.
La sala, di pianta rettangolare, ha un soffitto di legno composto di finte travi e da cassettoni al centro dei quali vi è posta una rosa lignea.
I grandi mensoloni che sostengono le travi della volta a cassettoni, sono ornati da foglie d’acanto che li impreziosiscono decorandoli con eleganti spirali.
Intorno alla parete vi sono degli affreschi ormai rovinati, dei quali non si conosce l’autore.
Intorno alle tre pareti della sala del Consiglio (la quarta parete è occupata dalle finestre che si affacciano su piazza delle Erbe), sono collocati otto ritratti di Cesari e Cesaresse.
Procedendo in senso orario troviamo:
- Flavia Domicilla Vespasiani X
- D. Titus Vespasianus XI
- Ottavianus Augustus II
- Claudius Caesar
- Flavius Domitianus XII
- D. Claudius Caesar V
- Aelia Petina Claud Uxor V
- Iulius Caesar I
Queste otto tele, racchiuse da una cornice dorata, facevano parte di una raccolta di ventiquattro ritratti comprendenti appunto Cesari, Cesaresse, due figure allegoriche e scomparti minori con motivi decorativi, che originariamente adornavano una dimora privata padovana (4).
Si suppone che le tele formassero l’apparato decorativo di una stanza adibita a studio o a sala di rappresentanza (5).
Le ventiquattro immagini pittoriche sono state tratte da una serie di stampe dello stesso soggetto, realizzate alla fine del ‘500 da Aegidius Sadeler (6).
Violenti rapporti chiaroscurali legati da scuri densi e modellanti, irrigidiscono e aggravano le forme. Il 1660 potrebbe essere il possibile inquadramento cronologico dei dipinti (7).
La pavimentazione della sala è in terrazzo veneziano.
Sopra i due portali dei lati corti dell’aula consiliare, risalenti al 1542 ed al 1551, sono posti due stemmi: l’uno rappresenta la città di Padova (il classico drappo con croce rossa), sull’altro vi è raffigurato un drago verde scuro. Probabilmente nel XII secolo, quest’ultimo era lo stemma originale della città di Padova, prima che quello odierno venisse scelto. Padova, infatti, nella sua millenaria storia, ha adottato diversi simboli.
Il cronista Ongarello, sostiene che, forse nei primi anni dell’era cristiana, è stato assunto uno scudo rosso su cui era posto un drago verde, recante una seconda testa all’estremità della coda. Della medesima insegna, ci da notizie lo storico Portenari citando i versi: "Est Patavinorum draco cum croce virorum – Scrupturis quorum crédit utrumque forum" (8).
Infatti i simboli furono poi donati dalla città al Collegio dei Notai.
SALA DELLA GIUNTA
Galleria fotografica (foto realizzate dal Gabinetto fotografico del Comune di Padova)
Uno dei due portali della Sala del Consiglio si collega alla Sala della Giunta. Questa stanza rettangolare, si affaccia su Piazza delle erbe.
Il soffitto ligneo è ricoperto di travi dipinte con al centro un motivo floreale che le decora.
Non si può fare a meno di notare, appena entrati, la grande tela (170x345 cm.) dal titolo Sant’Antonio benedice il territorio di Padova. Il quadro, di un pittore veneto del quale non si conosce il nome, è datato tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII. Si tratta di una particolare iconografia, che coglie il Santo con un giglio in mano (simbolo della purezza), nell’atto di benedire il territorio padovano. Sotto la scena, sono delineati gli stemmi delle sedi delle Vicarie antoniane che documentano gli insediamenti francescani nel territorio.
Da sinistra a destra si osservano gli stemmi di: Mirano, Teolo, Podestaria di Camposampiero, Piove di Sacco e Podestaria, Castelbaldo, Este, Montagnana, Monselice, Cittadella, Podestaria di Cittadella, Conselve, Arquà ed Oriago, individuati dalle rispettive scritte.
Il professore Mauro Lucco, ha posto il 1677 termine post quem per l’esecuzione dell’opera.
In quell’anno infatti la chiesa di San Giacomo di Monselice passava dai canonici regolari di San Giorgio in Alga ai francescani (9).
Sulle pareti della sala sono posti i ritratti di tutti i podestà ed sindaci di Padova dal 1807 ad oggi.
Il pavimento di legno, datato al 1670, è stato realizzato da un certo Antonio Piccinini di cui non abbiamo ulteriori notizie biografiche. A darci conferma di tale data e del nome, è la firma ben visibile sul retro di un quadrone della pavimentazione lignea intarsiata.
La decorata boiserie di legno scuro, ricopre la pittura murale a tempera che corre tutt’intorno alla parete.
Tre grandi librerie di legno decorato, impreziosiscono la sala. Non se ne conosce però la loro datazione.
Le pareti della sala, col passare degli anni, sono state ricoperte da diverse mani di marmorino che probabilmente hanno nascosto le decorazioni (così come la boiserie, si diceva poco fa, cela le pitture murali in basso).
Uno stemma in rame della città di Padova, è posto sopra la porta che collega la sala del Consiglio.
Bibliografia
- A. Portenari. "Della felicità di Padoua di Angelo Portenari padouano agost.o libri noue, nelli quali, mentre con nuouo ordine historico si proua ritrouarsi nella città di Padoua le conditioni alla felicità ciuile pertinenti, si raccontano gli antichi, e moderni suoi pregi, & honori et in particolare si commemorano li cittadinj suoi illustri per santità, prelature, lettere, arme, e magistrati", Padova, 1623.
- AA.VV, "Da Padovanino a Tiepolo: dipinti dei musei Civici di Padova del Seicento e Settecento". Federico Motta Editore, Padova, 1997.
- H.E. Wethey, The mythological and historical paintings, London, Phaidon, 1975.
NOTE
(1) Andrea Moroni (1490/1500-1560). Nasce ad Albino in valle Brembana (Bergamo), figlio di Bartolomeo Moroni architetto e ingegnere, lavorò a lungo a Padova.
(2) Alvise I Mocenigo (26 ottobre 1507 - 4 giugno 1577) è stato un doge veneziano. Figlio di Tommaso e Lucrezia Marcello, fu l'ottantacinquesimo doge della Repubblica di Venezia. Poco si sa della sua famiglia. Si sposò con Loredana Marcello (morta nel 1572). Era molto portato per le materie di studio ed era un ammiratore delle antichità classiche. Svolse una proficua carriera diplomatica. Ambasciatore nel 1545 presso Carlo V (che lo creò conte palatino), nel 1557 presso il pontefice e nel 1564 presso l'imperatore. Nel 1566 fu nominato capo del Consiglio dei Dieci e procuratore di San Marco (1565). Nel 1567, ritenendo i tempi ormai maturi, aveva presentato la sua candidatura al soglio dogale ma l'accanita concorrenza di ben tre diretti rivali aveva talmente disperso i voti che dopo 77 scrutini si era preferito far eleggere il vecchio Pietro Loredano. Alla morte di quest'ultimo, Mocenigo tornò alla carica riuscendo finalmente vincitore.
(3) Cortile pensile. Quadriportico a tre arcate di pietra, con colonne doriche a tutto tondo incassate nei pilastri; in mezzo al cortile si trova una vera da pozzo del XVI secolo.
(4) H.E. Wethey, The mythological and historical paintings, London, Phaidon, 1975, p.239.
(5) "Francesco Santacroce si profila il possibile committente delle opere, e il 1663 un ipotetico punto di riferimento cronologico che prende spunto da un avvenimento importante come le sue nozze, non improbabile occasione per ristrutturazioni e abbellimenti nel palazzo famigliare". AA.VV. Da Padovanino a Tiepolo: dipinti dei Musei Civici di Padova del Seicento e Settecento, Milano, F. Motta, 1997.
(6) I Sadeler costituiscono certamente la più famosa dinastia di incisori, editori e mercanti di stampe nell'Europa tra XVI e XVII secolo. Aegidius Sadeler (Anversa, 1570c.- Praga, 1629). Incisore fiammingo.
(7) AA.VV. Da Padovanino a Tiepolo: dipinti dei Musei Civici di Padova del Seicento e Settecento, Milano, F. Motta, 1997.
(8) A. Portenari. "Della felicità di Padoua di Angelo Portenari padouano agost.o libri noue, nelli quali, mentre con nuouo ordine historico si proua ritrouarsi nella città di Padoua le conditioni alla felicità ciuile pertinenti, si raccontano gli antichi, e moderni suoi pregi, & honori et in particolare si commemorano li cittadinj suoi illustri per santità, prelature, lettere, arme, e magistrati", Padova, 1623.
(9) AA.VV. Da Padovanino a Tiepolo: dipinti dei Musei Civici di Padova del Seicento e Settecento, Milano, F. Motta, 1997, pag.408.
[Testo della dott.ssa Laura Stefanello (Settore Edilizia Monumentale) - dicembre 2007]
Riferimenti
Settore Servizi Istituzionali e Avvocatura - Comune di Padova