Castello Carrarese
indirizzo: il Castello si estende da piazza Castello a riviera Paleocapa e non è visitabile internamente, fatta eccezione per la torre della Specola - Padova
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nei pressi: La Specola, Chiesa e pinacoteca di S. Tommaso Becket, nelle vicinanze Oratorio di S. Michele.
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Le origini
Il Castello Carrarese costituisce uno dei più importanti beni storici, architettonici, artistici e militari di Padova.
L'antico edificio sorge sull'area che un tempo ospitava il castello fatto costruire da Ezzelino III da Romano, tiranno della città dal 1237 al 1256, come perno difensivo della cinta muraria duecentesca.
A costituirne la traccia più notevole è la Torlonga, la maggiore delle due torri dell'antico castello.
Caduto il tiranno le fortificazioni furono abbandonate fino alla signoria dei Carraresi che fece ricostruire il Castello. I Carraresi fecero, inoltre, dipingere le due torri a scacchi bianchi e rossi, così come Giusto de' Menabuoi nel 1382 le rappresentò nella veduta della città, affrescata nella cappella del Beato Luca Belludi nella basilica di Sant'Antonio.
Tutto il castello dunque era decorato dentro e fuori, e i restauri degli ultimi dieci anni eseguiti negli ambienti dell'osservatorio hanno consentito di riportare alla luce visibili tracce di vivo colore rosso e di bianco negli angoli più nascosti della Specola che su quel castello fu edificata.
Il Castello venne collegato alla Reggia Carrarese dal traghetto alle mura, un passaggio sopraelevato che aveva la funzione di collegare i centri del potere politico e militare.
Con la costruzione delle mura rinascimentali e a seguito del lungo periodo di pace di cui godette la città sotto il dominio della Repubblica di Venezia, il valore strategico del Castel Vecchio di Padova, così veniva ormai denominato nel Settecento, venne meno.
La Repubblica di Venezia vagheggiò anche la costruzione di un Castelnuovo sul versante est delle mura ma di questo progetto rimangono solo alcuni bastioni.
Il Castello nella signoria dei Carraresi
La data e la paternità del nuovo castello trecentesco trovano la prima diretta conferma nel rinvenimento, avvenuto attorno al 1810, di un pozzo, trovato nel grande cortile situato all'interno di quella parte del castello trasformata in carcere agli inizi dell'Ottocento. Il pozzo era formato di pietre in una delle quali era scolpita la data: 12 giugno 1374, e il nome dell'illustre Francesco settimo dei Carrara, principe di Padova, costruttore di questo edificio.
Nel 1990, in un locale al primo piano della settecentesca casa dell'astronomo, fu rinvenuta una seconda firma dell'illustre principe: sotto l'intonaco settecentesco apparvero i resti di una decorazione floreale con le iniziali FC, ovvero Francesco da Carrara.
I resti del Castello ebbero successivamente usi diversi (osservatorio astronomico, prigione, ecc.). In particolare il Castello ha avuto funzione di prigione fino al secondo dopoguerra e tuttora l'Amministrazione carceraria padovana ha alcuni uffici in piazza Castello.
La trasformazione in Specola aveva costretto l'architetto Cerato a restaurare quelle che nei suoi disegni erano chiamate "fabbriche dirupate"; nella nuova casa dell'astronomo tutti i muri erano stati intonacati nascondendo così i resti delle antiche decorazioni.
Anche l'antico scalone che dal pianoterra portava, attraverso una loggia, alla torre e alle mura occidentali del castello, fu in parte modificato per necessità strutturali, pur conservando l'antico percorso e le colonnine di sostegno alla loggia soprastante.
Gli interni
Un altra notevole testimonianza rinvenuta sempre al primo piano, è la decorazione di una parete con pappagalli. Le cronache del tempo narrano della stanza dei pappagalli dove mangiava il principe di Padova quando soggiornava al castello. Di questa decorazione si erano perdute traccia e collocazione; qualche storico riteneva si trovasse nella reggia dei Carraresi, e che fosse andata definitivamente perduta. Ora sappiamo con certezza che Francesco da Carrara aveva fatto decorare tutti gli ambienti del castello difensivo, un luogo dove si recava per visitare le truppe e dove poteva soggiornare e pranzare in una grande stanza rallegrata da numerosi pappagalli dipinti sui muri; dalle cronache apprendiamo anche come il suo copricapo fosse adornato con le penne degli esotici uccelli.
Anche al pianoterra della casa dell'astronomo sono state rinvenute decorazioni floreali in parte restaurate, mentre nella volta di quell'ambiente della torre dove nel pavimento si trovava il foro di accesso alle prigioni di Ezzelino, e dove nella prima metà del Settecento erano depositate le polveri da sparo, è stato riportato alla luce il grande carro, lo stemma dei carraresi, che necessita ancora, assieme ad altre tracce decorative sulle pareti, di un accurato restauro.
In questo ambiente ora è collocata la biblioteca dell'osservatorio, che fra qualche anno potrà essere spostata in ambiente più idoneo. Si potrà così procedere al restauro delle decorazioni a fresco e destinare ad uso museale quello che un tempo era il triste luogo di accesso all'orribile prigione voluta da Ezzelino.
Una testimonianza, rimasta integra nel tempo, è la Madonna con Bambino situata in un ambiente a nord della grande torre, lungo il percorso occidentale delle mura carraresi. I recenti restauri hanno confermato l'opinione che la Madonna trecentesca, da sempre visibile nei locali della Specola, non si trovasse all'interno di una cappella votiva, bensì fosse collocata all'aperto, all'interno della sommità della torretta difensiva sopra menzionata, di cui ora si possono vedere anche all'interno particolari architettonici come le merlature e le feritoie per il lancio di munizioni. Si tratta dunque dell'effigie di una Madonna collocata in un luogo dove poteva servire di protezione ed incoraggiamento per i soldati nel caso di attacco al castello.
Alla Specola dunque si trovano prestigiose testimonianze del Castel Vecchio di Padova.
Non rimane nulla, invece, se non qualche testimonianza scritta, di un precedente castello con un alta torre detta Torlonga edificato nel decimo secolo a difesa della città ai tempi delle invasioni degli Ungari, come viene riferito dallo storico padovano Giuseppe Gennari in una sua opera del 1776 riguardante il corso dei fiumi in Padova. Ma quell'edificio e la Torlonga non esistevano più quando Ezzelino da Romano decise di costruire il suo castello: è probabile che fossero crollati durante il disastroso terremoto del 1117 che mandò in rovina molti prestigiosi edifici, compresa la cattedrale, non solo a Padova, ma in quasi tutta la pianura padana.
Il Castello ritrovato
Il Castello è oggetto di opera di restauro e di bonifica sia della struttura che degli affreschi, nella prospettiva di essere restituito, in maniera quanto più integrale, alla città.
Le opere di tutela del Castello mirano a farlo diventare un'importante polo culturale cittadino attraverso una serie di progetti ed iniziative che prenderanno forma una volta completati i lavori di bonifica e restauro.