Monumento al Gattamelata
indirizzo: piazza del Santo, di fronte alla Basilica del Santo - Padova
nei pressi: Basilica del Santo, il Museo Antoniano, Oratorio di S.Giorgio e Scoletta del Santo, nelle vicinanze l'Orto Botanico, Prato della Valle.
GALLERIA FOTOGRAFICA DEI MONUMENTI DI PADOVA
La storia
Nel Piazzale antistante alla basilica del Santo si erge, in tutta la sua maestosità, un monumento equestre che rappresenta il condottiero delle milizie padovane Erasmo da Narni, detto "Gattamelata".
Nato a Narni, verso il 1370 da un fornaio di nome Pietro detto lo "Strenuo", secondo un suo biografo (Giovanni Eroli) venne soprannominato Gattamelata "per la dolcezza dè suoi modi congiunta a grande furberia, di cui giovossi molto in guerra a uccellare e corre in agguato i mal cauti nemici e pel suo parlare accorto e mite dolce e soave" o più semplicemente potrebbe anche aver preso tale nomignolo dal cognome della madre, Melania Gattelli.
Quando nel 1443 morì il Gattamelata, il figlio Giannantonio e la moglie Jacopa della Leonessa commissionarono a Donatello, per 1650 ducati d'oro, un monumento equestre in bronzo che avrebbe permesso al noto artista di competere con i lavori dell'antichità.
Dopo la caduta dell'Impero Romano, nessun'altra opera di scultura aveva richiesto mezzi e capacità di così alto livello, innanzitutto per le dimensioni.
Donatello ristudiò dal principio la forma della statua per adattarla alle nuove esigenze. Partì da un'osservazione diretta del cavallo più robusto, usato in battaglia, rispetto ai più snelli cavalli antichi. L'animale, per le difficoltà tecniche dovute al peso di una fusione così grande e con tasselli piuttosto spessi, non fu rappresentato con una zampa sollevata da terra, come quello di Marco Aurelio e come i cavalli di San Marco a Venezia.
La posa del trotto fu perciò ottenuta facendo poggiare lo zoccolo su una palla di cannone, un particolare che riporta alla più recente introduzione, sui campi di battaglia, delle armi da fuoco.
L'opera
Il monumento di Gattamelata nacque come sepolcro del condottiero: ai lati dell'alto piedistallo di trachite a forma di sarcofago, sono le porte della vita, chiusa, e della morte dischiusa.
Il condottiero, a capo scoperto e vestito con una robusta armatura quattrocentesca, è alla guida delle sue truppe con il bastone di comando.
Ritratto su di una sella contemporanea e con le staffe (elementi questi assenti nel prototipo romano), il condottiero esibisce qualche allusione all'antichità solo negli ornamenti (la testa di Medusa sul pettorale della corazza, i putti musicanti attorno alla cintura, una frangia di piastre metalliche con teste virili presenti anche sui ginocchietti).
Per il ritratto del volto austero e volitivo del Gattamelata, è probabile che Donatello si servì di una medaglia che ritraeva il condottiero di profilo, com'era in uso all'epoca.
Rispetto al Marco Aurelio, la figura del Gattamelata appare molto più saldamente ancorata all'animale.
La scultura del Gattamelata, modellata e fusa dopo sei anni di tentativi e fatiche (1447-53), è un capolavoro, fra i massimi del Rinascimento, del toscano Donatello e da molti giudicata la più bella statua equestre d'ogni tempo assieme ai cinque cavalli della Basilica di S. Marco a Venezia.
Oliviero Ronchi, appassionato cultore di Padova, così scrisse a proposito di questa statua: "Con la poderosa armatura, ingentilita da ornati e genietti, sta sul robusto cavallo di battaglia. E' a capo scoperto e il maschio volto latino esprime indomita volontà. La destra tende il bastone di comando e il gesto imperioso e misurato pare indichi alle milizie, i movimenti che assicureranno il trionfo delle armi".