Padova Italiana
Dall'annessione al Regno d'Italia cominciò per Padova un periodo di forte crescita economica, data soprattutto dal primo sviluppo industriale dell'Italia Unita. La forma della città è limitata dalle mura veneziane e così la popolazione rimane praticamente costante nei secoli. Poche le fabbriche, anche per lo scarso spazio a disposizione, molti di più gli artigiani.
Nella Padova di una tra le più importanti Università d'Europa e del mondo, la scolarizzazione era a livelli ancora molto bassi, nonostante gli anni francesi e austriaci avessero migliorato la situazione: nel '700 veneziano gli scolari della scuola elementare erano solo 500 in tutta la città, poco dopo l'Unità d'Italia la popolazione analfabeta era circa il 30% a Padova e il 50% in provincia.
La città comincia a crescere quindi dal punto di vista industriale, attirando moltissima gente dalle campagne della provincia. Di pari passo crescevano la necessità di nuove aree dove costruire i primi capannoni industriali, ma anche nuove abitazioni per nuove famiglie. A Sud si sviluppano le zone residenziali attorno al Prato della Valle, a Nord quelle intorno alla Stazione ferroviaria, a Est, oltre il Portello, cresce la zona industriale della Stanga. Anche la struttura politica della città si modifica con l'urbanizzazione: l'asse tendenzialmente liberale si sposta verso le compagini più manifestamente cattoliche grazie all'influenza dei votanti originari della Provincia, da sempre fortemente clericale.
Durante la Prima Guerra Mondiale Padova ricopre un ruolo di primissimo piano, prima accogliendo i feriti e parte delle truppe poi, dopo la rotta di Caporetto, diventando la sede del Comando Militare italiano e alleato. La città viene violentemente bombardata dagli Austriaci fino alla firma dell'Armistizio che avviene a Villa Giusti, a sud della città il 4 Novembre 1918. Dall'aeroporto di San Pelagio a Due Carrare a sud della città era partito il 9 agosto Gabriele D'Annunzio, che avrebbe poi lanciato sul cielo di Vienna migliaia di volantini tricolori che inneggiavano contro la monarchia e a favore della conclusione del conflitto. Dall'aeroporto di Padova, sempre D'Annunzio partirà poi alla conquista di Fiume.
Tra le due Guerre la vocazione commerciale della città cresce costantemente: nel 1919 si dà il via alla Fiera dei Campioni che aumenterà d'importanza fino al punto di far sorgere l'esigenza del nuovo polo fieristico di via Tommaseo. La struttura della città si modifica, in parte a causa del continuo arrivo di lavoratori dalle campagne, dove la crisi agricola diventa sempre più forte, come in molte parti d'Italia, e la disoccupazione è un problema ancora più grave che in città. Nuovi quartieri sorgono ad allargare le periferie, la popolazione continua ad aumentare: nel 1911 il censimento conta poco più di 96.000 abitanti, nel 1931 superano i 126.800 e nei 5 anni successivi crescono di altre 12.000 unità. Sempre secondo il censimento del 1931 la provincia è la quarta più densamente popolata d'Italia dopo Milano, Napoli e Genova. Si ricostruisce ciò che i bombardamenti austriaci avevano distrutto, ma si abbatte anche. Le mura, per secoli naturale barriera tra la città e la campagna, vengono abbassate, quando non eliminate del tutto, per unire il centro cittadino ai nuovi quartieri; la zona detta Santa Lucia, che si trovava tra le vie Santa Lucia e San Fermo, viene completamente abbattuta per lasciar posto alla nuovissima piazza Spalato (ora piazza Insurrezione) e gli edifici popolari che seguivano il tessuto medievale cittadino, vengono sostituiti dagli imponenti palazzi dove vengono poi collocati la Camera di Commercio (precedentemente situata vicino al Municipio) e gli Istituti previdenziali e dagli stabilimenti della birreria Itala Pilsen.
Le vie si allargano: oltre alle carrozze e ai tram che attraversano la città in lungo e in largo, arrivano le automobili, di cui la città aveva visto la prima fabbrica italiana, realizzata da un professore di meccanica dell'Università, Enrico Bernardi. Dopo aver messo a punto il primo motore a benzina, Bernardi, aveva prodotto una bicicletta a motore e poi un'automobile. Aveva quindi tentato, con dei soci, la produzione industriale di questi veicoli già alla fine del secolo precedente, purtroppo senza il successo sperato. Le prime automobili circolarono a Padova nel 1882 e la prima gara automobilistica fu la Padova-Bovolenta nel 1904. Una volta in pensione Bernardi tornò nella città natale, Verona, dove, durante la Grande Guerra ebbe modo di parlare del suo lavoro ad un giovane ufficiale di cavalleria di una facoltosa famiglia torinese, Giovanni Agnelli, che, viste le potenzialità del mezzo, propose a Bernardi e al figlio, che aveva proseguito il lavoro del padre, di dare vita alla prima Fabbrica italiana di automobili a Torino.
La città è anche una delle prime in cui Mussolini trova seguito, fin dal 1919, quando si costituiscono i primi gruppi di simpatizzanti dei Fasci tra gli studenti dell'Università e poi tra i proprietari agricoli della Bassa. Ma la stragrande maggioranza dell'Università si oppose al fascismo, arrivando ad abbracciare la lotta partigiana, anche a seguito dell'invito del rettore, Concetto Marchesi, fervente oppositore del regime, che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 invita gli studenti ad unirsi alle pattuglie partigiane per combattere contro le truppe della Repubblica Sociale e i tedeschi.
La posizione strategica di Padova e la presenza della ferrovia portano a bombardamenti massicci da parte degli Alleati che devastano in primo luogo le zone adiacenti la Stazione, come l'Arcella e Borgomagno, ma anche tutta la città.
L'11 marzo 1944 uno dei più devastanti raid aerei abbatte la Chiesa degli Eremitani: con essa vanno in frantumi le cappelle affrescate da Mantegna, da Ansuino da Forlì, da Filippo Lippi e da Nicolò Pizzolo. Solo un certosino lavoro di raccolta dei frammenti e un paziente restauro hanno permesso di recuperare parzialmente e ricostruire gli affreschi della Cappella Ovetari e di quella del Podestà. La Cappella degli Scrovegni si salva solo grazie alla mobilitazione dei cittadini che l'avevano ricoperta interamente di sacchi di sabbia.
Il dopoguerra trova una città devastata e decimata.
La ricostruzione parte velocemente modificando ancora la struttura della città: ai palazzi medievali del centro storico si affiancano costruzioni moderne che sostituiscono gli edifici abbattuti dai bombardamenti, lo sviluppo economico richiede sempre più uffici nel centro città e più case in periferia, oltre a più spazi di espansione industriale. Dalla Stanga la zona industriale si espande verso Est e l'edilizia residenziale sostituisce i pochi spazi ancora coltivati delle periferie arrivando a far diventare la città tutt'uno con i comuni limitrofi.
Cambiano anche i trasporti: si eliminano il tram e la ferrovia di collegamento con le piccole località della provincia a favore del trasposto pubblico su gomma, un pezzo del Tronco Maestro viene interrato per creare le riviere Tito Livio e dei Ponti Romani che modificano la viabilità e il volto del centro storico.
Lo sviluppo economico e sociale della città segue quello del Veneto e la città si vota sempre di più al commercio e ai servizi, man mano che l'agricoltura viene sostituita dalla piccola industria e dall'artigianato avanzato nel resto della regione.
Ora Padova è una città di oltre 200.000 abitanti, vivace e attiva, dove un soggiorno non è gradevole solo per gli aspetti artistici e culturali.