Giorgio Perlasca
Biografia
Giorgio Perlasca (Como, 31 gennaio 1910 - Padova, 15 agosto 1992).
In gioventù, aderì al Partito Nazionale Fascista e partecipò come volontario alla guerra in Africa orientale e, successivamente, alla guerra di Spagna.
Commerciante per conto della Società Anonima Importazione Bovini (S.A.I.B.), al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale, fu mandato nell’Est europeo, in qualità di incaricato d’affari con status diplomatico, per comprare carni bovine per l’esercito italiano.
A Budapest, l’8 settembre 1943, in nome del giuramento di fedeltà prestato al Re, Giorgio Perlasca rifiutò di aderire alla R.S.I. e fu, perciò, internato prima a Szechenij Hegy e poi Kekes, in alcune residenze riservate ai diplomatici. Dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dei tedeschi (marzo 1944) e l’affidamento del governo alle Croci Frecciate di Szalazy (ottobre 1944), il trasferimento in Germania dei diplomatici internati apparve imminente.
Fuggito dall’internamento, forte del salvacondotto rilasciatogli in Spagna dopo la fine della guerra civile, si rifugiò presso l’Ambasciata spagnola ed ottenne un regolare passaporto intestato a Jorge Perlasca. Collaborò con l’incaricato d’affari dell’ambasciata Angel Sanz Briz nel programma di protezione degli ebrei di cittadinanza ungherese, già avviato in collaborazione con le altre delegazioni dei Paesi rimasti neutrali alla guerra (Svezia, Portogallo, Svizzera e Città del Vaticano): il programma prevedeva la distribuzione di lasciapassare ai perseguitati, e l’accoglienza degli stessi presso alcuni edifici, le cosiddette “case protette”. Sanz Briz nominò Perlasca amministratore delle “case protette”, affidandogli il compito di garantirne la sicurezza.
Quando Sanz Briz abbandonò Budapest, ormai vicina all’occupazione sovietica, Perlasca rimase e continuò, con i pochi funzionari rimasti, la protezione degli ebrei ospitati nelle “case protette”, per le quali era riuscito, nel frattempo, a ottenere lo status di zona extraterritoriale.
Compilò di suo pugno, su carta intestata e con timbri autentici, la propria nomina a incaricato d’affari spagnolo, contraffacendo la firma di Sans Briz, e la presentò al Ministero degli Esteri ungherese.
In questo ruolo, nelle poche settimane che precedettero la precipitosa ritirata dell’esercito tedesco e l’entrata a Budapest dell’Armata Rossa (gennaio 1945), Perlasca trattò con i vertici del governo ungherese e con le autorità tedesche, approvvigionò di alimenti le “case protette”, rilasciò salvacondotti con i quali riconosceva ad ebrei ungheresi la cittadinanza spagnola, in nome di una vecchia norma spagnola (Legge Rivera, 1924).
Dopo la liberazione dell’Ungheria, Giorgio Perlasca tornò a Padova, dove condusse una vita riservata e schiva.
Numerosi sono i riconoscimenti che ha ricevuto Giorgio Perlasca.
Nel 1988 è stato inserito tra i Giusti tra le Nazioni di Yad Vashem e nel 1989 ha ricevuto il Sigillo della città di Padova, la Stella al Merito dell’Ungheria e la Medaglia della Kessnet, il Parlamento israeliano.
Nel 1990 ha ricevuto la Medaglia Raoul Wallenberg ed è stato invitato a posare la prima pietra nel Museo dell’Olocausto di Washington.
Nel 1991 gli è stata assegnata l’onorificenza dell’Ordine di Isabella la Cattolica ed è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana. L’anno successivo gli è stata conferita anche la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Nel 2003 ha ricevuto la Medaglia d’Oro dalla Fondazione Carnegie per gli atti d’eroismo, con la seguente motivazione: «Durante la Seconda Guerra Mondiale, a Budapest, si autoproclamava ambasciatore spagnolo presso il governo ungherese, e come rappresentante di una nazione neutrale assicurava protezione a più di 5.000 ebrei ungheresi, nascondendoli in edifici posti sotto la giurisdizione spagnola impedendo la loro deportazione e uccisione. Per la sua riservatezza la vicenda rimase sconosciuta per quasi mezzo secolo, venendo poi alla luce a seguito della tenace ricerca condotta da alcuni sopravvissuti. Nobile esempio di coraggio e di umana solidarietà.»
Nel 2003 gli è stata dedicata una pianta nel Giardino dei Giusti di Catania, nel 2008 in quello di Padova, nel 2011 il suo nome è stato inserito nel Bosco dei Giusti di Solaro (MI) e nel 2017 anche nel Giardino dei Giusti di Campagna (SA).
Dal 2015 una targa lo ricorda anche nel parco del Comune di Varese. In tutta Italia sono numerose le città che hanno piazze e strade che portano il suo nome.