Padova Asburgica
La Rivoluzione francese del 1789 scuote il mondo. Moti repubblicani serpeggiano per tutta Europa. Venezia però è una Repubblica dalla sua fondazione, Padova è abituata all'elezione di un Consiglio da ormai 5 secoli.
Quel che preoccupa governo e cittadini sono invece la crescita dell'Impero Ottomano, la dissoluzione dei commerci con l'Est e la conseguente progressiva erosione della ricchezza della Repubblica. Oltretutto Francesi e Austriaci non hanno mai smesso di guardare al territorio veneziano con estremo interesse, consapevoli che il dover disperdere le proprie risorse a difendere i possedimenti del Mediterraneo aveva reso praticamente nullo il presidio verso Nord e verso Ovest. Se il Nord però era protetto naturalmente dalle Alpi, nel momento stesso in cui Napoleone decise di "liberare" la Valpadana, riuscì a prendere tutto il territorio fino a Venezia senza particolari sforzi.
Napoleone stesso è per tre volte in città, accolto inizialmente come liberatore dal peso della decadenza di Venezia che, ormai perso il ruolo di potenza marinara, poteva mantenere uno stile di vita sontuoso grazie alla crescita economica dell'entroterra.
Gli anni dal 1797 al 1815 sono terribili per Padova e tutte le altre città. I cannoni aprono brecce nelle mura e distruggono parte della zona a Nord della città. Una volta entrati, la ghigliottina viene immediatamente messa in funzione per eliminare chiunque potesse capitanare una rivolta antifrancese.
Vengono aboliti e distrutti monasteri e conventi, depredati palazzi e spogliate chiese ed edifici pubblici trasformati in caserme: la città cambia nuovamente fisionomia, ma questa volta non si aggiunge, si sottrae. Chi può si rifugia in campagna, dove si è meno visibili.
Non aiutano la città nemmeno i cambiamenti di rapporti tra Napoleone e gli Austriaci.
Padova passa di mano dagli uni agli altri e viceversa e mai in maniera incruenta: i Francesi entrano in città nel marzo 1797, ne escono a fine anno a seguito degli accordi di Campoformio, rientrano nel gennaio del 1800 e rimangono per poco più di 1 anno, ritornano nel 1805 e cedono definitivamente i territori all'Austria nel 1813.
Ad ogni passaggio di governo nuove tasse per finanziare le guerre, ad ogni passaggio di esercito, nuovi arruolamenti per ingrossare le truppe.
Per sfuggire a questi arruolamenti forzati Giovanni Battista Belzoni, giovane padovano della zona popolare del Portello, scappa a Roma senza sapere che questo sarebbe stato l'inizio di una vita avventurosa, che l'avrebbe fatto definire dai posteri "il vero Indiana Jones".
Alla fine hanno la meglio gli Asburgo e Padova viene annessa al LombardoVeneto. Se però i Francesi erano accettati da una parte della popolazione in quanto portatori di ideali di libertà e di uguaglianza che nella Serenissima erano limitati dal diverso peso che avevano nel governo le famiglie veneziane nobili, gli Austriaci sono per tutti l'invasore.
I 53 anni di dominazione austriaca sono costellati da vari tentativi di rivolta che culminano con l'insurrezione dell'8 febbraio 1848.
Poco più di 16 anni prima viene inaugurato il Caffè Pedrocchi, su progetto di Jappelli che per la città realizzerà anche il Teatro Verdi (allora chiamato "Nuovo"), del Macello (ora sede dell'Istituto d'Arte) e il parco Treves a Pontecorvo.
Il grandioso progetto di Antonio Pedrocchi di vedere a Padova il "caffè più bello della Terra" vede la luce nel 1831 e subito, grazie anche alla posizione tra il Municipio, l'Università e all'apertura 3 anni dopo, di un teatro in piazzetta Garzeria, dove Luigi Duse, nonno di Eleonora, portava in scena personaggi di grande successo, divenne subito un punto di riferimento per gli incontri serali e notturni.
Infatti il "Caffè senza porte" per un periodo rimase aperto giorno e notte, dando modo agli studenti e agli intellettuali che più di tutti osteggiavano il governo austriaco, di incontrarsi e organizzare le rivolte. A seguito di una serie di avvenimenti susseguitesi nei giorni precedenti, l'8 febbraio gli studenti dell'Università attaccano alcuni soldati, hanno la meglio e assaltano il Castello per liberare alcuni prigionieri politici. Vengono espulsi 73 studenti e 4 professori, altri studenti vengono uccisi nel cortile del Bo e al caffè Pedrocchi, l'Università viene chiusa. Questi eventi e ciò che accade nel resto d'Italia danno inizio all'insurrezione popolare che porterà all'adesione alla neonata Repubblica Veneta di Daniele Manin. Ai primi di giugno si vota per l'annessione al Regno Sabaudo, ma le truppe di Carlo Alberto vengono sconfitte, Vicenza cade e pochi giorni dopo gli Austriaci rientrano a Padova.
L'Università rimane uno dei centri di organizzazione dei moti che si susseguono e per questo viene più volte chiusa; gli ideali mazziniani di Cavalletto trovano un terreno fertile e i gruppi di rivoltosi si ingrossano nonostante gli arresti.
Lo stesso Cavalletto viene arrestato e deportato, ma poi graziato su intervento dello stesso Radetzky.
In questo clima nasce Ippolito Nievo che al Bo si laurea nel 1855, qui si formano Arrigo e Camillo Boito.
In questa Padova passa anche molto tempo Eleonora Duse, ospite dei nonni. Tutti lasceranno Padova e faranno la loro fortuna in altre città, ma tutti torneranno spesso.
In concomitanza con la seconda Guerra d'Indipendenza, nel 1859, gli scontri si fanno particolarmente sanguinosi, per gli Austriaci diventa evidente che la città non è più con loro. Le tasse continuano ad aumentare per finanziare la presenza sempre maggiore di truppe che tentano di contenere i malumori.
Nel 1866 entrano a Padova le truppe del Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II arriva in città a sancirne la nuova identità italiana.
Approfondimenti: Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea