Armin Theophil Wegner
Biografia
Armin Theophil Wegner (Wuppertal, 16 ottobre 1886 - Roma, 17 maggio 1978).
Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò come infermiere volontario nell’unità sanitaria dell’esercito e nell’inverno 1914-15 fu inviato in Polonia, dove meritò la Croce di Ferro.
Nell’aprile del 1915 si recò in Medio Oriente e qui ebbe le prime notizie sulle deportazioni e sui massacri degli Armeni. Nel novembre partì in missione come sottotenente con la sesta armata ottomana al seguito del Feldmaresciallo Colmar Freiherr von der Goltz, attraverso l’Asia Minore e la Mesopotamia, da Costantinopoli a Bagdad.
Malgrado l’esplicito divieto tedesco, Wegner scattò centinaia di fotografie nei campi dei deportati armeni, raccolse lettere di supplica per le ambasciate, inviò missive in Germania e radunò appunti. Nel maggio 1916, con la scoperta di alcune lettere in cui descriveva le deportazioni alla madre, la sua situazione si fece difficile. Tornato a Costantinopoli alla fine del 1916, fu arrestato e quindi rimpatriato in Germania.
Al suo rientro tenne conferenze in cui mostrava le fotografie che denunciavano la tragedia armena, evidenziando anche le responsabilità della Germania, all’epoca alleata e consulente militare della Turchia, suscitando enormi polemiche. Pubblicò anche le lettere inviate alla madre e agli amici dal deserto di Deir es Zor nel libro intitolato “La via senza ritorno”.
La sua attività, che lo spinse anche a raccogliere materiale da altri testimoni, fu limitata dalla censura tedesca fino alla fine del 1918. Nel febbraio 1919, durante la conferenza di pace di Versailles, scrisse una lettera aperta al presidente americano Wilson sul destino degli Armeni.
Pubblicò poi gli atti del processo Tehlirian1 riportando la propria testimonianza nell’introduzione.
Il suo attivismo di pacifista e protettore dei diritti delle minoranze proseguì negli anni seguenti. Nella primavera del 1933, dopo le prime disposizioni antiebraiche, inviò una lettera di protesta a Hitler. Fu arrestato dalla Gestapo, torturato ed infine esiliato.
Nel 1936 si trasferì in Italia, prima a Positano e Stromboli e poi, dal 1956, a Roma.
Nel 1967 è stato insignito del titolo di Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Israele.
A Yerevan una strada porta il suo nome e sempre nella capitale armena gli è stata consegnata l’onorificenza dell’ordine di S. Gregorio.
Nel 1996 le sue ceneri sono state tumulate nel Muro della Memoria di Dzizernagapert.
Dal 2008 è ricordato nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e successivamente anche in quello di Milano (2011) e Bergamo (2018).
1 Soghomon Tehlirian, sopravvissuto al genocidio, volle vendicare le vittime assassinando Talat Pasha il 15 marzo 1921 a Berlino, in presenza di molti testimoni. Al processo fu assolto, per “temporanea incapacità di volere”. La comprensione dimostrata dai giudici è un risultato evidente della campagna d’informazione promossa da Wegner e Gorrini.