Hammo Shero
Hammo Shero (? - 1932), curdo yazida, fu agli inizi del XX secolo il capo indiscusso del Sindjiar e di Mardin.
Il Sindjiar, territorio prevalentemente montuoso, era parte dell’Impero ottomano; oggi si trova in Iraq. Il Sindjar era abitato da fieri montanari, molto orgogliosi delle proprie origini e cultura e non disposti a subire forme di acculturazione. Più della metà, in un numero di circa 20.000, erano yazidi (o yezidi).
Gli yazidi professano una religione monoteista molto antica in cui si fondono elementi di zoorastrismo, islam e sufismo. Sono tradizionalmente nomadi, parlano il kurdmanji e sono sempre stati avversati sia dai sunniti che dagli sciiti, che li considerano eretici.
Quando nel 1915 molti perseguitati armeni e disertori si rifugiarono sulle montagne del Sindjiar, trovarono accoglienza e aiuto presso le comunità yazide. A guidare tale operazione fu Hammo Shero che non si limitò a fornire ai fuggitivi i primi generi di sostentamento, ma distribuì loro terre e opportunità di lavoro.
Quando tra gli armeni scoppiò un’epidemia di tifo, Hammo Shero si oppose al progetto di molti sceicchi locali, che volevano sbarazzarsi brutalmente di quei rifugiati tanto ingombranti. Fece isolare i villaggi abitati dalle popolazioni ammalate, mettendole in quarantena, fino alla fine dell’emergenza.
Quando nel 1918 un corpo d’armata ottomano attaccò i villaggi armeni incendiandoli, Hammo Shero guidò un contrattacco che costrinse i turchi a ritirarsi e quando il kaimakan turco di Balad gli chiese di consegnargli alcuni fuggitivi armeni, si rifiutò categoricamente, asserendo che si trattava di “ospiti della montagna” ed in quanto tali “sacri”.
Nel 1919 nel Sinjiar si contavano 660 armeni, 100 giacobiti, 100 siriaci, ospitati dalle popolazioni locali.
Gli armeni considerano Hammo Shero, deceduto nel 1932, un Giusto per il loro popolo. Questo carismatico ed autorevole leader curdo yazida era consapevole di appartenere ad un piccolo popolo che, avendo già subito diverse forme di persecuzione, trovava naturale essere solidale nei confronti di altri perseguitati.
Nel 2016 gli yazidi sono stati vittime di un’ondata di violenze inaudite da parte dell’Isis, che il Parlamento europeo ha denunciato e considerato come genocidio. Molti yazidi sono riparati nell’attuale Armenia, dove è in fase di costruzione un tempio che consentirà loro di professare liberamente la propria fede.