Sergio Lana, Fabio Moreni, Guido Puletti
Il 29 maggio 1993, verso le quattro del pomeriggio, un convoglio di aiuti della Caritas bresciana, proveniente da Spalato, stava percorrendo la strada di Gornjim Vakuf per portare aiuti umanitari agli abitanti della cittadina bosniaca di Zavidovići, da tempo assediati in un’area in cui era forte la tensione tra gruppi etnici.
Su due automezzi viaggiavano cinque volontari: Fabio Moreni e Sergio Lana su un camion con contrassegni della Croce Rossa, Agostino Zanotti, Guido Puletti e Christian Penocchio su un fuoristrada con contrassegni “Press” e “Caritas”. In viaggi precedenti avevano stabilito l’evacuazione di donne e bambini della zona per sottrarli alla guerra in corso: ne avevano redatto un elenco dettagliato e avevano ottenuto i permessi delle autorità croate, musulmane e dell’Onu.
Trasportavano viveri, documenti, certificazioni e una grossa somma di denaro, indispensabile per il buon esito della complicata operazione di soccorso ed evacuazione.
A una curva della strada - chiamata Diamond Route - il convoglio venne fermato da un gruppo di miliziani armati di una banda militare bosniaco-musulmana, agli ordini del comandante “Paraga”, Hanefjia Prijć. Gli automezzi furono dirottati sulla montagna: ai volontari vennero sequestrati passaporti, carico e beni personali. Dopo un breve tragitto, furono costretti a salire su un trattore e il sequestro continuò con un nuovo spostamento fino a una miniera abbandonata nei boschi di Gornji Vakuf1. Lì divennero chiare le intenzioni del commando: ucciderli tutti.
Sono le 19. I primi colpi falciano Fabio Moreni e Guido Puletti, gli altri tre si danno alla fuga in varie direzioni. Sergio Lana viene ferito mentre si getta lungo un dirupo ed è freddato dopo poche decine di metri. Agostino Zanotti rimane nascosto a lungo in un torrente, coperto di rami e fronde, e muovendosi nel buio riesce fortunosamente a raggiungere un’unità dell’esercito regolare bosniaco alle prime luci del giorno; Christian Penocchio, lasciato il primo nascondiglio all’interno di un grosso cespuglio, vaga due notti e un giorno prima di essere intercettato da soldati bosniaci e tratto in salvo.
Il 3 aprile 2002 Hanefjia Prijć è stato condannato con sentenza definitiva dalla Corte Suprema della Federazione di Bosnia Erzegovina a tredici anni di carcere per “crimini di guerra contro la popolazione civile”.
Nel 1997 il Presidente della Regione Lombardia ha consegnato alle famiglie di Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti il Premio per la Pace. Nel 2012 il Giardino dei Giusti del Mondo di Padova ha dedicato ai tre giovani un albero. Il 17 maggio 2013 è stata posta una lapide in memoria dei tre ragazzi a Gornji Vakuf, nel punto in cui il convoglio di aiuti umanitari venne fermato dai soldati.
Sergio Lana nasce a Rivarolo Mantovano il 25 ottobre 1972.
Figlio unico di una famiglia da anni impegnata nel volontariato, viveva a Gussago (Brescia).
Compiuti gli studi di perito elettronico, si preparava per svolgere il servizio civile presso la Caritas di Brescia. Il suo motto era contenuto in un cartoncino che portava sempre con sé: «Non serve a nulla cercare di immaginarsi come saremo tra qualche tempo; magari non ci saremo più. Quindi, la cosa più intelligente da fare, è dare in ogni momento il meglio di sé».
Era al suo quinto viaggio in Bosnia per portare aiuti umanitari in una zona dilaniata dalla guerra.
Fabio Moreni nasce a Cremona il 12 maggio 1954.
Conclusi gli studi liceali, si laureò in Scienza delle Comunicazioni e successivamente in Ingegneria Informatica alla Normale di Pisa. L’improvvisa scomparsa del padre lo portò ad assumere la responsabilità dell’azienda di famiglia.
Cattolico praticante, si recava come volontario due volte al mese nella Bosnia sconvolta dalla guerra, portando viveri, indumenti e medicinali alle popolazioni sofferenti.
Guido Puletti nasce in Argentina il 29 giugno 1953.
Arrestato, imprigionato e torturato dalle dittature argentine con l’accusa di attivismo politico antigovernativo sotto la copertura di catechista, riparò in Italia e si trasferì a Brescia, dove svolse l’attività di giornalista per prestigiosi quotidiani e riviste di carattere nazionale e internazionale.
Ha scritto numerosi saggi sulle condizioni socioeconomiche dei popoli del terzo mondo.
Il suo nome è stato inserito nel Journalist Memorial del Newseum di Washington, dove sono ricordati i volti e i nomi dei giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro.
Il 31 marzo del 1994 è stata conferita alla memoria dei tre ragazzi la Medaglia d’Oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica Italiana, con la seguente motivazione: «Mosso da generoso altruismo, partecipava a un viaggio umanitario in collaborazione con la Caritas, per portare aiuti alle popolazioni civili dell'ex Jugoslavia, oppresse dalla lunga guerra, ma veniva barbaramente trucidato, unitamente ad altri due volontari, in un proditorio agguato ordito da un manipolo di guerriglieri. Splendido esempio di nobile dedizione alla Pace e di elette virtù civiche, spinte sino all'estremo sacrificio. Guser (Bosnia Erzegovina), 29 maggio 1993.»