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Comunicato stampa: studio statistico sui giovani padovani tra i 20 e i 39 anni residenti in città
13/08/20
Tipo notizia
Comunicati stampa
Ultimo aggiornamento: 14/09/2020
Il Settore Programmazione Controllo e Statistica del Comune di Padova ha realizzato una analisi statistica sui residenti in città, nel 2019, nella fascia di età dai 20 ai 39 anni: i cosiddetti giovani adulti.
La fotografia che ne risulta è particolarmente interessante per la molteplicità di aspetti che sono stati indagati e per i dati emersi.
La fotografia che ne risulta è particolarmente interessante per la molteplicità di aspetti che sono stati indagati e per i dati emersi.
Lo studio, disponibile sul sito del Comune www.padovanet.it e realizzata da Marco Banzato, Andrea Foresta e Silvio Nalon, con il coordinamento del caposettore Programmazione Controllo e Statistica Manuela Mattiazzo, ha analizzato 10 aspetti: numerosità, cittadinanze, struttura per età, bilancio demografico, stato civile, matrimoni, filiazione, famiglie, lavoro e istruzione.
Se guardiano al numero complessivo di giovani residenti, 45.428, (23.305 maschi e 22.123 femmine) balza agli occhi il significativo calo che si registra a partire dal 1999: ben il 27% in meno pari a 16.579 unità, e questo nonostante l’indubbio apporto dell’immigrazione, in gran parte composta da soggetti giovani.
Se nel 1999 i giovani rappresentavano circa 1/3 della popolazione residente oggi sono appena 1/5 e anche se il trend di discesa ha subito un rallentamento negli ultimi due anni, è evidente che una simile tendenza ha riflessi importanti sulla città, a partire dai servizi che il Comune deve immaginare e realizzare per i cittadini.
Se nel 1999 i giovani rappresentavano circa 1/3 della popolazione residente oggi sono appena 1/5 e anche se il trend di discesa ha subito un rallentamento negli ultimi due anni, è evidente che una simile tendenza ha riflessi importanti sulla città, a partire dai servizi che il Comune deve immaginare e realizzare per i cittadini.
Il Quartiere “più giovane” è quello Nord, (24% della popolazione residente) quello più “vecchio” il Sud Ovest (20%).
La percentuale di giovani padovani (ricordiamo che si parla sempre di residenti e quindi ad esempio le decine di migliaia di studenti universitari non padovani sono esclusi da queste statistiche) con cittadinanza straniera è del 28,9%, molto più alta di quella complessiva di tutti i residenti che si ferma al 16,78%.
La percentuale di giovani padovani (ricordiamo che si parla sempre di residenti e quindi ad esempio le decine di migliaia di studenti universitari non padovani sono esclusi da queste statistiche) con cittadinanza straniera è del 28,9%, molto più alta di quella complessiva di tutti i residenti che si ferma al 16,78%.
Nella fascia di età 30-39 anni un padovano su tre, il 33% ha cittadinanza straniera. E’ interessante osservare che circa il 48% dei giovani stranieri ha cittadinanza europea (29%UE e 19% extra UE) il 28% asiatica e solo il 21% africana, mentre appena il 3% proviene da Americhe e Oceania.
Analizzando il bilancio demografico 2019, i giovani residenti a Padova sono aumentati di 494 unità ma tale crescita è dovuta al saldo largamente positivo del movimento migratorio che compensa ampiamente il saldo negativo del movimento naturale.
Un aspetto poco conosciuto è quello relativo all’emigrazione dalla nostra città: ebbene, il 25% dei giovani emigrati all’estero ha stabilito la propria residenza nel Regno Unito (161 unità) seguita a grande distanza da Francia (56) e Germania (44). Complessivamente nel 2019, hanno lasciato la nostra città 522 giovani.
Un dato probabilmente sottostimato perché molti giovani padovani che si spostano all’estero per studiare e lavorare, per i primi anni mantengono la residenza in città.
Guardano invece i flussi migratori interni, i Comuni limitrofi al capoluogo sono quelli più interessati al fenomeno, mentre se facciamo riferimento alle Regioni il maggior flusso migratorio riguarda la Lombardia (7% delle immigrazioni e 9% delle emigrazioni).
Non sorprende invece, vista la giovane età della fetta di popolazione analizzata, che celibi e nubili, siano l’ampia maggioranza del campione e che la classe di età che nel corso del 2019 si è sposata sia quella tra i 30 e 34 anni.
Non sorprende invece, vista la giovane età della fetta di popolazione analizzata, che celibi e nubili, siano l’ampia maggioranza del campione e che la classe di età che nel corso del 2019 si è sposata sia quella tra i 30 e 34 anni.
Nel 2019 a Padova si sono celebrati 473 matrimoni e in 324 casi (il 68%) almeno uno degli sposi aveva una età compresa tra i 20 e 39 anni e in 251 casi (il 53%) lo erano entrambi. Da notare che in nessun matrimonio in città, uno degli sposi aveva meno di 20 anni.
Nel corso dell’anno i giovani che hanno avuto figli sono stati 1.643 (688 maschi e 975 femmine) dei quali circa la metà è diventato genitore per la prima volta.
Guardando invece la struttura famigliare, emerge che il 50% dei giovani padovani ha costituito una propria famiglia (riconosciuta civilmente o di fatto), il 38% vive con propri parenti, e il 10% convive in famiglie senza legami di coppia. Da sottolineare comunque che la maggior parte di chi ha costituito una propria famiglia (51%) vive da solo.
E veniamo al lavoro: emerge che in questa fascia di età occupazione e disoccupazione sono percentualmente inferiori a quelle generali.
Più nel dettaglio, in provincia di Padova (questo è il dato disponibile da Istat) il 41,8% di giovani tra i 15 e i 29 anni è occupato (Veneto 42,2% Italia 31,8%), mentre se guardiamo la disoccupazione i dati, per la medesima fascia di età sono rispettivamente 12,5% di disoccupati in provincia di Padova contro il 12,4 del Veneto e il 22,4 a livello nazionale.
Più nel dettaglio, in provincia di Padova (questo è il dato disponibile da Istat) il 41,8% di giovani tra i 15 e i 29 anni è occupato (Veneto 42,2% Italia 31,8%), mentre se guardiamo la disoccupazione i dati, per la medesima fascia di età sono rispettivamente 12,5% di disoccupati in provincia di Padova contro il 12,4 del Veneto e il 22,4 a livello nazionale.
Infine l’istruzione: gli studenti padovani rappresentano l’8% della popolazione universitaria, con una preferenza per i corsi di laurea di Scienze umane sociali e del Patrimonio culturale, seguite dai corsi di Ingegneria.
L’Assessora ai servizi demografici sottolinea: "Questo studio statistico è certamente molto interessante per le dinamiche che ne emergono: tuttavia, e non è ovviamente una critica al lavoro svolto ma una riflessione costruttiva, i dati contenuti sono parzialmente specchio della realtà della città. Sono molti i padovani all'estero che hanno mantenuto la residenza in città e moltissimi gli studenti che abitano a Padova senza essere residenti. Già questo cambia, in realtà la statistica.
Inoltre Padova riceve moltissimi flussi giornalieri che fanno riferimento a questa fascia di età e anche questo andrebbe considerato, specie se si guardano i numeri anche per pianificare azioni politiche e amministrative. Mi sembra di poter dire che in una situazione molto fluida che riguarda in particolare questa fascia d'età nella quale lavoro, studio e anche affetti sono molto più mobili, la residenza non sia un indicatore sufficiente per raccontare la realtà. Inoltre credo che ci sia una differenza abbastanza marcata tra la condizione sotto i 30 anni e quella sopra.
Le tendenze che emergono, a partire da quella sul calo numerico sono, in ogni caso, utilissime per aiutarci a capire quali possono essere le politiche più utili da sviluppare nei prossimi anni. Ricordiamo ad esempio che i quartieri più vivaci sono quelli in cui le persone in questa fascia d'età sono più numerose: la presenza dei giovani va valorizzata e supportata, forse si potrebbe favorire e facilitare la contaminazione tra gruppi di territori diversi".
Inoltre Padova riceve moltissimi flussi giornalieri che fanno riferimento a questa fascia di età e anche questo andrebbe considerato, specie se si guardano i numeri anche per pianificare azioni politiche e amministrative. Mi sembra di poter dire che in una situazione molto fluida che riguarda in particolare questa fascia d'età nella quale lavoro, studio e anche affetti sono molto più mobili, la residenza non sia un indicatore sufficiente per raccontare la realtà. Inoltre credo che ci sia una differenza abbastanza marcata tra la condizione sotto i 30 anni e quella sopra.
Le tendenze che emergono, a partire da quella sul calo numerico sono, in ogni caso, utilissime per aiutarci a capire quali possono essere le politiche più utili da sviluppare nei prossimi anni. Ricordiamo ad esempio che i quartieri più vivaci sono quelli in cui le persone in questa fascia d'età sono più numerose: la presenza dei giovani va valorizzata e supportata, forse si potrebbe favorire e facilitare la contaminazione tra gruppi di territori diversi".
L’Assessora al sociale, integrazione e inclusione sociale, politiche di genere e pari opportunità commenta: "Quello che colpisce immediatamente e che ci porta a delle riflessioni importanti è il calo drastico dei residenti dai 39 ai 20 e il calo numerico dal ‘99 ad oggi.
Stiamo invecchiando e bisognerebbe aprire un ragionamento per rallentare, se non invertire, questa tendenza.
Stiamo invecchiando e bisognerebbe aprire un ragionamento per rallentare, se non invertire, questa tendenza.
E’ un problema nazionale certo, ma noi dobbiamo immaginare come rendere la nostra città più attrattiva per questa fascia di età: pensiamo agli affitti, alla mobilità, ma anche ai servizi come gli asili, senza dimenticare la cultura con la nostra Università. Decine di migliaia di giovani da tutta Italia e dall’estero vengono ogni anno a Padova per studiare nel nostro Ateneo, dobbiamo fare in modo che una parte di loro trovi qui le opportunità e le ragioni per rimanere a vivere nella nostra città. Ad esempio nell’ambito del lavoro, i maschi sono più assunti e la loro assunzione avviene in ambito industriale e agricolo mentre le femmine sono prevalentemente assunte nei servizi: forse andrebbe fatto un ragionamento sui curricula di studio e le scelte di formazione dei due generi.
Infine questa indagine sui giovani, paradossalmente fa emergere che dobbiamo pensare agli anziani. Ci vorranno anni per invertire questa curva demografica d’invecchiamento della nostra popolazione e quindi intanto che lavoriamo per ridare un futuro ai giovani dobbiamo pensare che le nostre comunità avranno bisogno di maggiori servizi e attenzione agli anziani. Una doppia sfida della quale, come Amministrazione, assieme ai miei colleghi per le varie competenze coinvolte, siamo pienamente consapevoli e sulla quale stiamo lavorando con grande intensità".
Infine questa indagine sui giovani, paradossalmente fa emergere che dobbiamo pensare agli anziani. Ci vorranno anni per invertire questa curva demografica d’invecchiamento della nostra popolazione e quindi intanto che lavoriamo per ridare un futuro ai giovani dobbiamo pensare che le nostre comunità avranno bisogno di maggiori servizi e attenzione agli anziani. Una doppia sfida della quale, come Amministrazione, assieme ai miei colleghi per le varie competenze coinvolte, siamo pienamente consapevoli e sulla quale stiamo lavorando con grande intensità".