Beatrice Rohner
Beatrice Rohner (1876-1947) è nata a Basilea il 24 aprile 1876.
Studia pedagogia, lingue moderne e matematica. Cresciuta in Svizzera, dopo aver svolto il lavoro di insegnante a Parigi e Costantinopoli, nel 1900 si trasferisce a Marash, quale membro della Deutscher Hülfsbund für christliches Liebeswrk im Orient (Società di Assistenza tedesca per il Soccorso Cristiano in Oriente) che, assieme alla Orient Deutsche Mission (Missione tedesca d’Oriente) creata dal pastore evangelico Lepsius, era presente in Turchia sin dagli anni dei massacri hamidiani.
Le due organizzazioni missionarie tedesche svolgevano un’attività che in gran parte andava a cozzare con la politica ufficiale tedesca in Medio Oriente: pur avendo finalità umanitarie, sollevavano inevitabilmente la questione dell’indifferenza - o meglio non ingerenza - da parte della Germania nei confronti dei crimini contro la minoranza armena perpetrati dall’Impero ottomano, suo alleato. La Hülfsbund aveva anche una sede di rappresentanza in Svizzera.
Inoltre nell’Impero ottomano operavano diversi centri della ABCFM (Comitato Americano per le Missioni). Queste tre associazioni missionarie lanciarono una campagna internazionale a favore degli armeni, essendo testimoni degli orrori subiti da questo popolo.
Beatrice Rohner, quando si rende conto che la maggiore emergenza si è riversata ad Aleppo, dove confluiscono i deportati sopravvissuti alle marce di deportazione, assieme a Paula Shäfer, un’infermiera tedesca, chiede a Djemal Pasha l’autorizzazione per creare una struttura di supporto per gli armeni, adducendo la necessità di evitare il diffondersi di epidemie. Djemal Pasha oppone un diniego, ma nel contempo incarica la Rohner di creare un orfanotrofio per i bambini armeni, in un ex convento francese. In poco tempo arrivano oltre 300 orfani, che nell’arco di due anni ammonteranno a 720. In linea teorica la missionaria dovrebbe usare solo i fondi forniti dal governo, del tutto insufficienti.
Nel suo operato per curare, sfamare, assistere i piccoli armeni rimasti soli, la Rohner è efficacemente supportata dall’ambasciatore Morghentau e dal console Jackson, statunitensi, e dal console tedesco Rössler. La missionaria è sempre in contatto epistolare con loro a mezzo della posta diplomatica, per evitare intercettazioni e censura: ha un costante bisogno di aiuti finanziari, che i diplomatici cercano di farle pervenire al meglio delle possibilità. Inoltre lei non esita a rivolgersi direttamente a benefattori svizzeri, confidando sul fatto che appartengono a un paese neutrale. Di fatto non ha mai rinunciato al suo progetto di aiutare i deportati, che visita personalmente a Deir-es-Zor e a Meskenè. Viene così allestita una rete clandestina, con il supporto di Jackson e Rössler, molto rischiosa, coordinata dal pastore protestante Hovhannes Eskidjian. La Rohner lavora quindi a due livelli, uno ufficiale – quello dell’orfanotrofio – e uno illegale, che se scoperta l’avrebbe condotta dritta dinnanzi alla corte marziale. Un gruppo di eroici volontari fungono da corrieri, per consegnare gli aiuti ai deportati. In diversi però vengono presto arrestati, torturati e uccisi. Questo è un duro colpo per la missionaria, che di lì a poco perde anche la guida di padre Eskidjian, morto di tifo. Cominciano inoltre a farsi sempre più insistenti le voci secondo cui il governo ottomano intende porre tutti gli orfanotrofi sotto la propria giurisdizione e affidarne la gestione a membri del CUP (Comitato Unione e Progresso): la principale responsabile del settore era una estremista nazionalista turca, Halideh Edib, che progettava la totale assimilazione e turchizzazione degli orfani armeni. Le prime indiscrezioni su tali programmi arrivano a Beatrice Rohner attraverso il console tedesco e il Governatore di Aleppo. Nel frattempo la missionaria è tenuta sotto stretta osservazione e costretta a relazionare dettagliatamente sul suo operato alle autorità ottomane.
Con suo grande dolore, nel febbraio 1917, il suo orfanotrofio viene chiuso e i bambini trasferiti. Molto provata fisicamente e psicologicamente, ritorna in Europa. Nel 1919 pubblica uno scritto elogiativo in onore dei suoi collaboratori eroicamente periti nell’azione di soccorso a Deir-es-Zor e Meskenè. Le ampie relazioni da lei trasmesse al Ministero degli Esteri tedesco e al Comitato Americano per le Missioni Estere, costituiscono un importante documento storico su quanto avvenuto ad Aleppo negli anni 1915/17. Beatrice Rohner muore a Wüsternroth il 9 febbraio 1947.