Fayez-El-Ghossein
Fayez-El-Ghossein nacque a El-Sharaeh, sobborgo di Mismieh dell’Hauran (Siria) nel 1883.
Beduino della tribù Shammar del gruppo Salut, originario dello Yemen e in Siria da oltre tre secoli, a quattordici anni fu inviato a Istanbul per frequentare la scuola Achair, istituita dalle autorità ottomane per i figli dei capi delle tribù beduine. Dopo la laurea in giurisprudenza, divenne aiutante del valì di Damasco. Più tardi fu nominato kaimakan a Mamuret-Ul-Aziz (distretto di Kharput), dove rimase tre anni.
Tornato a Damasco, intraprese la carriera di avvocato.
Sensibile alle istanze indipendentiste delle popolazioni arabe suddite dell’impero ottomano, entrò a far parte di un’associazione segreta denominata Jamieh Arabieh Al Fattat, che propugnava l’indipendenza dei territori arabi dal dominio ottomano. All’inizio della prima guerra mondiale, fu richiamato ad assumere a Damasco il ruolo di kaimakan, ma al suo rifiuto, fu arrestato e condannato alla pena capitale dalla Corte Marziale per attività rivoluzionarie. La condanna fu poi commutata in esilio e Djemal pascià predispose il suo trasferimento a Erzerum, sotto la scorta di un drappello di cinque ufficiali. Il lungo tragitto, parte a cavallo, parte a piedi, lo portò ad attraversare molti territori dove era evidente quanto si stava compiendo per annientare gli armeni d’Anatolia. Giunti a Diyabakir però, il gruppo non poté proseguire a causa dell’avanzata russa. Fayez-El-Ghossein fu rinchiuso nel carcere della città per ventitré giorni: nel corso di questa detenzione la pena fu commutata in domicilio coatto.
Nei sei mesi trascorsi a Diyabakir, raccolse le informazioni su cui costruì il suo diario, un prezioso documento sul genocidio armeno, scritto, “a caldo”, con ancora vivi negli occhi gli orrori visti e gli echi dei racconti di coloro che ne erano vittime e artefici. Le fonti usate, infatti, non sono solo armene, ma anche turche: Fayez-El-Ghossein dimostra di conoscere bene le dinamiche che portarono ai massacri orchestrati da Habdul Hamidi II e il ruolo della famigerata Organizzazione Speciale. Riferisce di torture, stupri, annegamenti di massa eseguiti da gendarmi o altri funzionari, in cieca ottemperanza ad ordini superiori. Lo scopo dell’autore è duplice: «Servire la verità e la nazione armena perseguitata […] e difendere la religione musulmana, perché l’Europa non l’accusi di fanatismo». Da fervente musulmano, in più punti cita versetti del Corano per dimostrare la disapprovazione da parte dell’Islam degli orrori inflitti agli armeni. Questo diario fu scritto in arabo e pubblicato nel 1916 a Bombay; tradotto in francese nel 1917, è stato ristampato a Beirut nel 1965.
Da Diyabakir Fayez-El-Ghossein riuscì a fuggire a Bassora, dove entrò in contatto con gli inglesi e conobbe anche Lawrence d’Arabia, che lo cita in diversi punti del suo I sette pilastri della saggezza. Terminata la guerra, dopo una breve attività politica a fianco di Sharif-El-Feisal, per due anni re di Siria, Fayez-El-Ghossein svolse per qualche anno l’incarico di giudice, ma poi riprese a fare l’avvocato, rifiutando di avere un ruolo istituzionale in un paese controllato dai francesi. Morì a Damasco nel 1938.
Nel piccolo cimitero del paese natale dove Fayez-El-Ghossein è sepolto, Pietro Kuciukian ha deposto una lapide con una scritta in quattro lingue, arabo, italiano, inglese ed armeno: «A Fayez-El-Ghossein, con riconoscenza, Unione degli Armeni d’Italia, anno 2004». Una manciata di terra è stata raccolta da quel luogo di sepoltura e posta a Yerevan nel Muro della Memoria, presso il Monumento al Genocidio, dove Fayez-El-Ghossein è stato proclamato Giusto per il popolo armeno.
Nel 2012 è stato inserito nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova.