Giacomo Gorrini
Biografia
Giacomo Gorrini nacque a Molino dei Torti, in provincia di Alessandria, nel 1859.
Dal 1911 al 1915, data di inizio del genocidio armeno, fu console nella città di Trabzon (Trebisonda) sul Mar Nero, alla cui giurisdizione appartenevano i vilayet dell’Armenia turca.
Testimone oculare della deportazione e dei massacri della popolazione armena, tentò invano di salvare alcuni dei perseguitati. Egli stesso racconta: «Il nostro intervento consolare cercò di salvare almeno le donne ed i bambini; ottenemmo numerose esenzioni, ma non furono poi rispettate per l’intromissione del locale Comitato ‘Unione e Progresso’ e per ordini venuti da Costantinopoli.»
Nell’agosto del 1915 Gorrini stesso fu costretto a lasciare precipitosamente il paese dopo l’entrata in guerra dell’Italia contro la Turchia. Al quotidiano di Roma Il Messaggero rilasciò un’intervista in cui descrisse con precisione, passione e grande partecipazione, la tragedia che stava colpendo il popolo armeno. L’intervista apparve sul quotidiano il 25 agosto con il titolo «Orrendi episodi di ferocia musulmana contro gli armeni».
Tali rivelazioni furono riprodotte su molti giornali stranieri, e trovarono eco in atti ufficiali e pubblicazioni (Lord Bryce, Blue Book, Treatment of Armenians in the Ottoman Empire, London, 1916; Johannes Lepsius, Deutchland und Armenien: 1914-1918, Sammlung Diplomatischer Aktenstucke, Potsdam, 1919; Andrè Mandelstam, La societè des Nations e les Puisance devant le Problème Armènien, Pédone, Paris, 1926), impressionando il mondo per la ferocia degli eccidi perpetrati.
Alla fine della guerra, con la disfatta degli Imperi centrali, Gorrini ricevette l’incarico di preparare uno studio sull’Armenia. Il 14 novembre 1918 presentò un «Memoriale» che fu la base di partenza per le discussioni di Sèvres, di Ginevra, di Losanna.
Il memoriale Gorrini raccomanda, tra le azioni da intraprendere: «quelle di porre sotto accusa, quali autori di esecrandi delitti volgari, e della conseguente grave punizione, gli uomini di Governo e i funzionari ottomani e loro consoci responsabili e colpevoli delle ultime barbare deportazioni e stragi di più di un milione di popolazione armena», promuovendo così i concetti di responsabilità internazionale dei governi e anticipando la nozione di responsabilità penale internazionale dell’individuo poi emersa nei processi di Norimberga del 1945/1946, istituti giuridici volti ad assicurare la punizione di coloro che hanno promosso, progettato od eseguito gli eccidi, tanto nella loro funzione di organi di Stato quanto di singole persone fisiche.
Giacomo Gorrini dev’essere riconosciuto come uno dei principali testimoni del genocidio armeno, come colui che lo denunciò all’opinione pubblica italiana ed internazionale, prima che questa, colpita dagli orrori della Shoah, fosse sensibilizzata all’argomento, prima che la stessa parola “genocidio” fosse coniata. Così facendo diede un contributo fondamentale al riconoscimento del genocidio come crimine di diritto internazionale, fornendo le basi per una cultura di condanna dello stesso.
Giacomo Gorrini si è spento a Roma il 31 ottobre del 1950 all'età di 91 anni.
Dal 25 maggio del 2001 è tra i Giusti del Muro della Memoria di Dzidzernagapert (la Collina delle rondini), a Yerevan. Qui, dove sorge anche il Mausoleo che ricorda le vittime dello sterminio, vengono tumulate le ceneri o un pugno di terra del luogo di sepoltura di un Giusto in segno di riconoscenza da parte del popolo armeno.
Nell’ottobre del 2008 gli è stato dedicato un albero nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova e nel 2010 anche nel Giardino di Milano.