Mario Canessa
Mario Canessa, nato a Volterra il 20 novembre 1917 da Albino e Argentina Del Colombo, settimo di nove figli, crebbe nell’Italia dominata dall’ideologia fascista.
Iscritto alla Facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica di Milano, durante l’occupazione tedesca seguita all’8 settembre 1943 divenne agente del corpo di Pubblica Sicurezza a presidio della frontiera con la Svizzera a Tirano (Sondrio). Il suo dovere d’ufficio consisteva nel perquisire, denunciare, imprigionare tutti coloro che cercavano di sottrarsi ai rastrellamenti e ai controlli delle milizie nazifasciste: politici, prigionieri alleati, renitenti alla leva, ebrei di tutte le età. Mario Canessa disobbedì, diventando una pedina essenziale dell’operazione Diana, nata per dare salvezza ai perseguitati dai nazifascisti e comandata in Italia da Amilcare Morini e in Svizzera da Celso Paganini. Costituì anche un nucleo partigiano della Valtellina da cui nascerà il locale Comitato di Liberazione Nazionale.
Approfittando del suo ruolo di poliziotto, riusciva a fornire alla Resistenza informazioni preziose. Agiva anche di notte, accompagnando personalmente in territorio elvetico le persone da salvare. Tra loro un bimbo ebreo di otto anni, Lino De Benedetti, e la nonna ottantenne Corinna Sinsi, abitanti a Tirano, che erano miracolosamente scampati a un rastrellamento che aveva portato in carcere i genitori del bimbo. L’11 dicembre 1943, dopo una dura marcia di cinque ore nella neve e nel ghiaccio, raggiunsero il territorio elvetico. L’anziana signora fu trasportata oltre confine nascosta in una gerla portata a spalla dall’amico di Canessa, Pietro Vettrici. Canessa ebbe modo di far avere agli sventurati genitori di Lino un foglietto con la notizia che il loro bimbo era in salvo: Auschwitz li avrebbe inghiottiti poche settimane più tardi.
Mario Canessa si finse carceriere per evitare controlli e attraversare il confine con i suoi protetti; ospitò i perseguitati nel suo alloggio di Tirano, in piazza Camillo Benso Conte di Cavour, 4 (per esempio Flora Justiz e sua figlia Noemi Gallia, ebree di origine austriaca e ungherese, che vi rimasero nascoste per 24 giorni), giovandosi della collaborazione delle affittacamere, le anziane sorelle Piccioli, e di alcuni amici; organizzò fughe dalla sua Volterra servendosi dell’aiuto della sorella Oretta o di altri concittadini (è noto il caso del dottor Emilio Lukacs). È accertato che oltre 130 persone furono salvate dall’agente Mario Canessa fino alla primavera del 1944, quando, ormai apertamente sospettato dai fascisti, fu trasferito a Roma e da qui a Perugia, dove proseguì la sua attività di collaborazione con il CLN, facendo la spola tra l’Umbria e la Valtellina. Individuato e arrestato, subì la tortura, ma prima di essere fucilato riuscì fortunosamente a fuggire durante un trasferimento. Pochi giorni dopo entrava in Perugia liberata a bordo di un carro armato alleato.
Alla fine della guerra fu promosso Vice Comandante Ausiliario. Conclusi gli studi universitari, progredì nella carriera di funzionario di polizia arrivando a ricoprire il ruolo di Dirigente Generale presso il Ministero dell’Interno. Intensa fu anche la sua attività di ricercatore e studioso, in particolare del territorio volterrano e del pensiero di Giovanni XXIII.
La sua storia è rimasta nascosta per decenni. La portò alla luce Guido Guastalla, della comunità ebraica di Livorno. Mario Canessa fu così insignito di importanti onorificenze: il 24 gennaio 2008 l’ambasciatore israeliano a Roma gli ha consegnato il riconoscimento di Giusto fra le Nazioni deciso a Yad Vashem.
Nel 2011 ha ricevuto la Livornina d’Oro, massima onorificenza cittadina. Il 10 marzo 2011 il comune di Volterra gli ha conferito la cittadinanza onoraria in quanto «esempio di una vita ispirata ai fondamentali valori umani della solidarietà, dell’amore e dell’aiuto al prossimo.» Il 15 aprile dello stesso anno ha ricevuto la cittadinanza onoraria anche dal comune di Tirano.
Nel 2012 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito la Medaglia d’Argento al Merito Civile della Repubblica Italiana con la seguente motivazione: «Funzionario della Polizia di Frontiera in servizio presso l'Ufficio di confine di Pubblica Sicurezza di Tirano, durante il periodo di occupazione nazifascista fu tra i primi a costituire nuclei di resistenza partigiana distinguendosi per l'attività di rifornimento di armi e munizioni e favorendo l'espatrio nella vicina Svizzera di molte persone, tra cui numerosi ebrei. Chiaro esempio di umana solidarietà ed elette virtù civiche. 1943/1944 - Tirano (SO)». Sempre nel 2012 è stato inserito nel Giardino dei Giusti del Mondo di Padova.
Mario Canessa si è spento a Livorno nel 2014, all’età di 97 anni.