Francesco Petrarca a Padova
Nel 1348 Francesco Petrarca viene invitato a Padova da Jacopo II dei Carraresi, Signori di Padova che creò in città una corte di intellettuali ed artisti per dare lustro alla città e alla signoria della sua famiglia.
Tra i due si instaura un rapporto di stima e affetto reciproci tanto che Jacopo l'anno seguente dona al Petrarca un canonicato nella cattedrale (cioè un beneficio ecclesiastico che includeva una rendita perpetua legata all'espletamento di alcune funzioni liturgiche) con un beneficio annuo di 200 ducati d'oro.
Con il canonicato il poeta ottiene una casa, nei pressi del Duomo ancora visibile esternamente in via Dietro Duomo 28. Questa proprietà e gli obblighi legati al canonicato lo portarono quindi a risiedere spesso in città per periodi più o meno lunghi.
Lascia Padova per ritornare, all'inizio del 1350, ad assistere alla traslazione del corpo di Sant'Antonio nella cappella appositamente realizzata per custodirne le spoglie.
La celebrazione avviene in forma particolarmente solenne anche perché sono presenti il rappresentante del Papa, il cardinale Guido de Boulogne venuto a ringraziare il Santo per essere scampato alla peste nera, Jacopo da Carrara, il vescovo, il patriarca di Aquileia, e lui stesso posiziona, in un prezioso reliquiario appositamente realizzato, il mento del Santo. Nello stesso periodo prende anche parte al Concilio che lo stesso De Boulogne organizza per trovare un accordo tra il patriarca di Aquileia e il conte di Gorizia.
Nello stesso anno Petrarca si reca a Roma per le celebrazioni del Giubileo e al ritorno si ferma a Firenze ospite del Boccaccio, che a sua volta sarà ospite proprio nella casa di Padova quando viene incaricato di offrire all'amico una cattedra a Firenze.
Petrarca non l'accetta e decise anzi di lasciare Padova.
Nel dicembre del 1350 l'amico Jacopo da Carrara era stato assassinato e Petrarca stesso aveva scritto l'epigrafe che si trova sulla sua tomba nella Chiesa degli Eremitani.
La perdita dell'amico rende meno gradevole la sua permanenza in città, così deciderà di recarsi prima a Vaucluse, nei pressi di Avignone, dove gli amici Colonna gli hanno donato una proprietà, poi a Milano ospite dei Visconti.
Qui vivrà più o meno stabilmente fino al 1360, anno in cui ritorna a Padova dietro le pressanti insistenze del figlio di Jacopo, Francesco I, ora Signore della città e molto legato a Patrarca fin dalla giovinezza.
Arriva però in città la peste e Petrarca ripara a Venezia ospite del doge Dandolo che aveva conosciuto durante una missione di pace per conto dei Visconti.
Le insistenze di Francesco da Carrara lo riportano a Padova sette anni dopo, nel 1368.
Viste le sue precarie condizioni di salute, Francesco decide di donargli un terreno nel villaggio di Arquà, sui Colli Euganei dove il clima particolarmente favorevole e la vita sana immersa nella natura lo aiutano a mantenersi sano.
Fa ristrutturare e modificare la casa preesistente definendo personalmente la disposizione degli spazi e la decorazione degli ambienti come testimonia la lattera che scrive al fratello Gherardo monaco nella Certosa di Montrieu esprimendo tutta la sua soddisfazione per il risultato.
La casa viene terminata nel 1370 ed è esattamente quello che voleva il poeta: un luogo dove poter avere serenità e tranquillità, dove poter accogliere tutta la famiglia e il fedele segretario Lombardo della Seta, ritratto con il poeta da Altichiero da Zevio nell'Oratorio di San Giorgio a Padova, immerso in splendidi panorami, dotato di un orto, di un "brolo", in cui rifugiarsi e dedicarsi in prima persona alla cura di piante ed alberi.
Qui trasferisce la sua biblioteca e viene raggiunto dalla famiglia della figlia naturale, a cui era legatissimo e che l'aveva seguito nei suoi spostamenti a Milano e a Venezia.
In ques'ultimo periodo padovano riesce a scrivere molto, nonostante le precarie condizioni di salute: compone il Triumphus Famae e il Triumphus Eternitatis, risistema il Canzoniere e i Fragmenta; corregge il Triumphus Cupidinis, scrive una lettera a Francesco da Carrara in cui espone la sua visione di come debba essere governata una città.
Il costante contatto con i Carraresi e sostegno alle loro attività pubbliche è testimoniato anche dal viaggio a Venezia per aiutare Francesco Novello, figlio di Francesco I, nel suo tentativo di trovare un accordo con la Serenissima che ponesse fine alle incessanti guerre per il controllo di alcuni territori.
Nella sua amata casa Petrarca muore nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374, alla vigilia del compimento dei settant'anni.
Dopo i solenni funerali è sepolto nella tomba fatta erigere dal genero Francescuolo da Brossano nella chiesa di Arquà.
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