Comunicato stampa: discorso del sindaco Giordani alla cerimonia per l'80° dell'Internamento
"Signore, signori,
saluto le autorità civili militari e religiose, i rappresentanti dell’Associazione nazionale ex internati, le associazioni dei combattenti e reduci, le associazioni d’arma e tutti gli ospiti presenti.
Abbraccio i parenti degli ex internati militari, oggi qui per onorare e ricordare i loro congiunti vittime di una barbaria disumana.
Quest’anno commemoriamo l’80° anniversario dell’Internamento dei militari italiani che dopo l’8 settembre 1943 e la firma dell’Armistizio rifiutarono di unirsi all’esercito tedesco prima e ad arruolarsi nelle file della Repubblica Sociale di Salò poi.
Una scelta che a tutti loro è costata loro anni di violenze e patimenti e che per troppi di loro ha significato la morte.
Anche per questo è particolarmente significativa la commemorazione, oggi del 70° anniversario della tumulazione del Feretro dell’Internato Ignoto, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria, nel Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto, qui alle mie spalle. L’Internato Ignoto è il simbolo non solo delle sofferenze e delle violenze a cui furono sottoposti tanti militari che seppero dire no al nazifascismo, fino alla morte, ma anche di tutti quelli che spesso in condizioni fisiche psicologiche estremamente precarie riuscirono a tornare a casa.
E’ una pagina della nostra storia che purtroppo è ancora poco conosciuta, nonostante il grande impegno dell’Anei sia nella raccolta di testimonianze e documenti di quelle vicende sia nel loro racconto e divulgazione. Visitare il Museo dell’Internamento, evidenzia, in tutta la sua drammaticità, quali furono le condizioni di detenzione dei militari italiani in questi campi di lavoro.
Purtroppo, ancora oggi si sente raccontare – ed è capitato anche a me recentemente- che gli Internati Militari Italiani sono stati in fin dei conti dei privilegiati, perché non hanno rischiato la pelle in combattimento e tutto sommato hanno passato un paio d’anni da detenuti in condizioni alla fine sopportabili. Niente di più falso.
Ed è difficile comprendere come queste menzogne continuino a circolare offendendo questi uomini che, rifiutando di combattere a fianco dei nazifasciti, hanno messo in atto una resistenza senz’armi importante quanto quella di chi, in libertà, ha deciso di combattere con le armi la dittatura. Molte volte è stata offerta loro la libertà, se solo accettavano di affiancare l’esercito tedesco, ma solo pochissimi hanno accettato. Tutti gli altri hanno continuato a resistere alle violenze fisiche e psicologiche, alle privazioni, alla fame, al freddo, alle malattie. Chi non ci crede, faccia un giro qui nel Museo dell’Internamento e vedrà cos’erano davvero i campi di internamento.
E’ davvero inaccettabile che anche su tragedie come questa si speculi con teorie complottiste e tentativi di revisionismo. Conoscere la storia, cercare di capire perché nella civilissima Europa si sono consumati atti di violenza che hanno pochi precedenti per dimensioni ed effetti è fondamentale per evitare che derive del genere possano ripetersi in futuro. Purtroppo sembra che due guerre mondiali, non ci abbiano insegnato molto e purtroppo oramai da un anno e mezzo assistiamo ad un conflitto che anche nelle modalità di scontro sul terreno ricorda quelli del ‘900
La cerimonia di oggi non deve essere solo un momento di doverosa memoria e ricordo, per i tanti militari italiani che furono prigionieri nei campi di internamento nazisti, ma l’occasione di una riflessione sulle cause e sulle ragioni che portano l’uomo a scegliere la violenza e la sopraffazione anziché il dialogo e il confronto.
Grazie a questo nostri connazionali che non ebbero dubbi nello schierarsi contro il nazifascismo: far conoscere le loro vicende è il modo migliore per onorarne la memoria.
Non dimentichiamo il loro esempio".
Sergio Giordani