Comunicato stampa: approvato in Giunta il documento di indirizzo delle Case di Quartiere
La Giunta comunale su proposta dell’assessora al decentramento e ai quartieri Francesca Benciolini, ha approvato il documento di indirizzo per lo sviluppo delle Case di Quartiere e per l’attuazione del progetto “Padova Policentrica 3”. Il documento ripercorre il percorso avviato fin dal 2017 dall’Amministrazione per la creazione di Case di Quartiere in tutta la città, e che ha portato con successo alla realizzazione della prima Casa all’ Arcella nei locali dell’ ex scuola Marchesi. La delibera individua le prossime due Case di Quartiere che saranno realizzate, la prima presso il “Centro Commerciale La Corte” a Mortise (Quartiere 3), la seconda nell’Edificio di via Cave 15 (Quartiere 6), stabilisce di sottoporre i due edifici ai necessari interventi manutentivi, e prevede la promozione dell’iniziativa nei quartieri interessati verso i soggetti del Terzo Settore ed le espressioni della comunità perché partecipino alla gestione futura. Inoltre, stabilisce di individuare un soggetto adeguatamente competente che offra il servizio di supporto al percorso di coprogettazione, con le realtà presenti nei territori interessati e di coinvolgere le Consulte di Quartiere 3 e 6 nel percorso di realizzazione delle nuove Case di Quartiere, quali soggetti che potranno individuare assieme ai cittadini la vocazione e i principi d'uso propri di ciascuna di esse. Sul fronte finanziario la delibera può contare su un contributo di 25.000 euro della Fondazione Cariparo e di 25.000 euro messi a disposizione dall’Amministrazione.
Le Case di Quartiere cosa sono, come funzionano, che obiettivi hanno
L’Amministrazione, attraverso i Quartieri si propone di massimizzare la partecipazione della comunità alla vita cittadina, offrendo occasioni di scambio e confronto e luoghi di aggregazione sociale. In particolare il Programma di mandato dell’Amministrazione dedica particolare attenzione alla “Padova città di Quartieri”, prevedendo tra gli obiettivi del quinquennio 2022-2027 “la progettazione e realizzazione di altre Case di Quartiere in altre zone della città, con l’istituzione di percorsi partecipativi per l’affidamento”, proseguendo quindi l’azione iniziata con la realizzazione e l’affidamento della prima Casa di Quartiere della Città, all’Arcella. In questa prima realizzazione l’Amministrazione è stata supportata dalla Fondazione per l’Innovazione Urbana (F.I.U.), costituita dal Comune di Bologna e dall’Università di Bologna – nata per disegnare, gestire, facilitare e comunicare i processi di trasformazione urbana, valorizzando saperi, metodologie e persone, sviluppando percorsi condivisi di costruzione degli spazi e dei servizi urbani e attivando luoghi e momenti di dibattito pubblico, co-produzione e dialogo abilitante tra cittadini, istituzioni, associazioni, movimenti e rappresentanti del mondo economico, sociale e culturale. Una collaborazione che è proseguita con un’attività di valutazione e mappatura dell’intero territorio comunale attraverso analisi, sopralluoghi ed interviste alle realtà presenti ed operanti, offrendo alla fine un quadro che rappresenta la “vision” della Città sul tema della riqualificazione attivando reti di co-progettazione e gestione di una casa per ogni quartiere. Questo lavoro si è concretizzato in un documento realizzato a quattro mani con l’Amministrazione Comunale dal titolo “Verso una rete di Case di Quartiere a Padova” nel quale si analizzano, strategie, linee di indirizzo e i prossimi passi da compiere. In sintesi i punti chiave sono i seguenti:
le Case vogliono essere spazi di tutta la cittadinanza, indistintamente da età, genere e contesto culturale. Una Casa di Quartiere è un luogo accogliente e inclusivo, la cui offerta socio-culturale è pensata per utenti diversificati e multigenerazionali, dove il punto di forza si trova proprio nella contaminazione e nella condivisione di spazi fra pubblici differenti.
La scelta dello spazio deve tenere conto della sua collocazione all’interno del quartiere: spazi che hanno già una forte identità o una storia condivisa per il territorio possono diventare più facilmente luoghi attrattivi per la comunità locale. Una posizione centrale all’interno del quartiere permette il facile raggiungimento da una fascia più alta di utenti, agevolando l’accessibilità anche ad anziani, mamme e soggetti più fragili.
Una Casa di Quartiere è un edificio pensato per favorire l’inclusione culturale e sociale. Ha queste caratteristiche:
- è uno spazio accessibile e inclusivo che favorisce dinamiche intergenerazionali, interculturali e propone attività per comunità di riferimento dagli interessi differenziati, diventando così punto di riferimento per l’incontro e la socializzazione all’interno del quartiere.
- È un luogo che favorisce la collaborazione, che intercetta e connette le comunità locali, facilitando l’incontro tra cittadini e realtà del territorio e sviluppando reti sociali in contrasto all’isolamento e alla solitudine.
- Ha una forte vocazione pubblica, “Spazi di tutti ma sede esclusiva di nessuno”, per sperimentare forme di gestione condivisa e convivenza tra più soggetti negli spazi a disposizione.
- Attrae le potenzialità del territorio in cui sono inserite e raccoglie i bisogni specifici delle rispettive comunità, a cui cerca di trovare risposta attraverso attività, iniziative e servizi di prossimità.
- Contribuisce a creare una nuova narrazione degli spazi e dei quartieri in cui è inserita. Sia attraverso il riuso e la rifunzionalizzazione di edifici pubblici inutilizzati o sottoutilizzati, sia contribuendo alla costruzione di una nuova identità condivisa del quartiere stesso.
- È un luogo flessibile e multifunzionale, per lasciare spazio ad azioni di sperimentazione e co-progettazione e stimolare l’immaginario, l’espressione e la creatività di animatori e fruitori.
Le Case di Quartiere mirano a:
- favorire inclusione: promuovendo contesti aperti a persone di tutte le età e provenienze.
- Intercettare e connettere le risorse delle comunità locali: la Casa di Quartiere vuole essere un luogo fisico capace di mettere in comunicazione associazioni, realtà locali e cittadini per generare nuove dinamiche sociali e fare emergere potenzialità.
- Potenziare pratiche partecipative e di cittadinanza attiva: diventando esperienza concreta di cura del quartiere e di attenzione verso i beni comuni, attivando parallelamente processi di scambio di buone pratiche e collaborazione.
- Diventare antenne di bisogni ed energie del quartiere e della comunità locale: per raccogliere esigenze, vissuti e desiderata e favorire una rielaborazione dell’Amministrazione.
- Generare nuovi servizi di welfare e produzione culturale: in risposta alle fragilità economiche e sociali.
- Promuovere e generare dinamiche di prossimità: sono luoghi di riferimento all’interno del quartiere per passare il tempo libero e incontrarsi, offrendo servizi di vicinato e consolidando le reti relazionali locali, per uscire dalla logica dei quartieri dormitorio.
- Sperimentare nuovi modelli di gestione pubblico-privata: dove l’amministrazione concede gli spazi ad una rete di soggetti gestori, condividendone operato, visione e modalità di lavoro.
- Ricercare nuove forme di equilibrio tra indipendenza economica e supporto pubblico: puntando alla sostenibilità economica, ma con l’appoggio costante da parte della pubblica amministrazione, per garantire e presidiare la vocazione sociale delle case.
- Vocazione pubblica: per sperimentare nuove missioni dell’Amministrazione seguendo il principio costituzionale della sussidiarietà.
Francesca Benciolini, assessora ai Quartieri e al decentramento sottolinea: “Il senso delle Case di Quartiere per noi oggi è il ripensare, all’interno di una società che è anche cambiata, l’uso degli spazi pubblici perché diventino sempre di più degli spazi a disposizione delle comunità dei diversi territori. Siamo in una società nella quale una persona su due vive da sola, in cui sono venuti meno alcuni luoghi di aggregazione naturale, come il bar dove si andava a giocare a carte e altri che una volta magari erano liberi sono diventati a pagamento, per cui la nostra Amministrazione è impegnata perché la città si doti di strutture e di luoghi dove è possibile incontrarsi, per favorire la coesione sociale, lo sviluppo delle comunità, l’incontro e il benessere che nasce anche dalle relazioni. Le Case di Quartiere vanno in questa direzione, che è la stessa che riguarda anche i parchi, le piastre sportive diffuse sul territorio che mettono a disposizione un luogo di libero accesso dove giocare assieme, e così anche gli spazi dei Quartieri si devono ripensare in questa prospettiva. Spazi a disposizione delle comunità, e non solo di una singola associazione, luoghi d’incontro dove si sviluppano eventi, attività, e dove anche il singolo cittadino può andare a studiale, leggere o passare qualche momento o creare iniziative, perché siano luoghi a servizio della nostra comunità”.
Erika Capasso, presidente Fondazione Innovazione Urbana, spiega: “È nella missione di Fondazione Innovazione Urbana immaginare e individuare nuove soluzioni di prossimità al crescete isolamento sociale e alle nuove fragilità drammaticamente in crescita in tutte le fasce della popolazione. I dati ci dicono che in questo senso i bisogni delle famiglie, delle giovani generazioni così come della grande età, sono molteplici e distinti, cambiano in base al contesto territoriale, sociale e culturale. Questo rende indispensabile mettere in atto soluzioni uniche ma plurali, territoriali ma condivise, riconoscendo l’importanza dei luoghi e degli spazi di socialità nel costruire una risposta adeguata e duratura per la comunità tutta. Per questo abbiamo con piacere e convinzione accompagnato il Comune di Padova nel percorso di costruzione della Rete delle Case di Quartiere: il percorso attivo e in corso dal 2018 anche su Bologna ci ha permesso di condividere una visione e un’esperienza senza per forza esportare un modello. Ogni città, ogni quartiere, necessita di riconoscere i propri luoghi per lo stare assieme: luoghi dove chiunque possa trovare forme di costruzione e compartecipazione di capitale sociale. Il riconoscere questi luoghi in diverse città, oltre Bologna e Padova ricordiamo per prima Torino, Reggio-Emilia, Brindisi, con unico nome “Case di Quartiere” è per noi sinonimo del bisogno di riconoscimento collettivo di un metodo comune e di una visione comune senza che questo significhi omologazione progettuale. Le Case di Quartiere rappresentano il fondamentale riconoscimento del bisogno di cura, di prossimità, di condivisione e collaborazione che le nostre comunità e la nostra società sta esprimendo e la necessità di costruirle in maniera condivisa seppur differente. Possono avere un ruolo determinante ma solo partendo dall’ascolto e dalla specificità di ogni territorio possiamo trovare nuove e concrete risposti ai nuovi bisogni di cura. Per noi questo significa fare innovazione urbana”.