Comunicato stampa: presentato a Palazzo Moroni “Il destino di Felice” secondo romanzo di Lorenzo Panizzolo
Dopo il successo di “Mi chiamano Santo” (2022 Attilio Fraccaro editore) romanzo di esordio, Lorenzo Panizzolo torna in libreria con la sua seconda opera: “Il destino di Felice”.
Il romanzo è ambientato nel 1918 a Fagarè di San Biagio di Callalta, nel trevigiano, vicino al Piave che, a quel tempo, separava l'esercito italiano da quello austro-ungarico; allora era un fiume così possente da far sperare ai fanti che l'acqua, al momento giusto, potesse diventare impetuosa: “se serve, il Piave deve portare acqua alta e cattiva, per dar man forte a respingere gli austriaci, quando arriveranno. Il Piave mica può stare con il culo su due careghe; il Piave è tricolore!” Gli attori del romanzo sono gli uomini, soprattutto quelli che ubbidiscono: gli umili, i semplici e quelli che abitano vite minime, sconosciute alla Storia, e così il romanzo esplora l'animo, i sentimenti e i segreti della povera gente. Il protagonista è un cappellano militare, don Felice - nato a Voltabrusegana, a due passi dal Bacchiglione, alle porte di Padova - inviato al fronte per “far ritornare negli animi dei soldati la coscienza del proprio dovere”, un giudizio terribile perché dava ai soldati la responsabilità di Caporetto: la verità si capisce sempre dopo. La guerra è un dramma che colpisce le vite, le cose e le regole; i sentimenti e la ragione, insomma ci trasforma. La guerra sospende il tempo, ci porta a vivere per l'oggi e non per il futuro. Chi torna sarà quello di prima, di quando è partito? Anche don Felice deve fare i conti con la guerra: il seminario trasforma l'uomo in sacerdote, ma la trincea, può farlo ritornare solo un uomo?
L’assessore alla cultura Andrea Colasio commenta: “E’ un romanzo molto rigoroso sul piano della contestualizzazione storica, con un lavoro meticoloso di ricognizione sui luoghi di cui si narra, e una consultazione precisa di molte fonti autorevoli. Ovviamente non vi racconterò come finisce, ma io che pure leggo molto, devo dire che sono stato preso dalla trama narrativa, con dialoghi veramente ben fatti. Ma quello che mi ha colpito soprattutto è la velocità narrativa e la concatenazione degli episodi”.
L’autore Lorenzo Panizzolo racconta: “Io questo personaggio, il cappellano militare, lo faccio vivere dentro la trincea, lui assiste alla battaglia del solstizio dal 15 al 24 giugno 1918 con oltre 85000 morti e feriti dalla parte italiana, da quella austriaca anche di più, mi piaceva proporre quello che ho immaginato potesse essere la trasformazione di una persona perché vivere in una trincea esposto ai pericoli potrebbe cambiare non solo la personalità ma fin anche la vocazione di questo sacerdote. E’ questa la ragione vera di questo romanzo, indagare come un uomo, un uomo di fede si rapporta all’orrore di quella guerra”.
Lorenzo Panizzolo, ha svolto tutta la sua carriera nella Pubblica amministrazione.
Per oltre venticinque anni ha ricoperto incarichi dirigenziali nel Comune di Padova, da ultimo quello di comandante della polizia locale. Oggi è in pensione. Collabora con la rivista Padova e il suo territorio e con il blog La specola delle idee. E' autore di post - sulla storia cittadina - che vengono pubblicati sulla pagina Facebook del gruppo La Vecchia Padova.