Comunicato stampa: Padova celebra uno dei protagonisti dello Spazialismo veneziano. Presentata al Museo Eremitani una importante retrospettiva di Saverio Rampin
Saverio Rampin tempo, spazio, luce. Opere 1955-1991. Dal 15 ottobre 2022 all'8 gennaio 2023.
Apre al pubblico sabato 15 ottobre nelle sale per le esposizioni temporanee del Museo Eremitani a Padova "Tempo, spazio, luce", l’importante retrospettiva dedicata a Saverio Rampin che copre l’intero periodo della sua attività artistica, dal 1955 al 1991.
Si tratta della prima mostra museale e della prima retrospettiva di questa ampiezza, per un artista che - come afferma Toni Toniato in catalogo - è oggi possibile anche grazie a questo evento far uscire da una dimensione regionale per inserirlo nelle neoavanguardie internazionali del secondo Novecento: “dal gestualismo informale all’astrattismo ‘suprematista’, dalla pittura d’azione al radicalismo minimalista”.
"E’ la conferma di una nuova, concreta attenzione della nostra città nei confronti dell’arte contemporanea" - commenta l’assessore alla cultura Andrea Colasio.
Organizzata dai Musei civici di Padova in collaborazione con l’Archivio Saverio Rampin, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, la mostra è curata da Stefano Cecchetto e si avvale di un comitato scientifico di cui fanno parte Stefano Annibaletto, Luca Massimo Barbero, Elisabetta Bedeschi, Mario Cardona e lo stesso Stefano Cecchetto. Sono ottanta le opere esposte, dai grandi teleri degli anni ‘50, di chiaro linguaggio Spazialista, ai lavori inediti, esposti qui per la prima volta, realizzati agli inizi degli anni ‘90, subito prima della prematura scomparsa. Completa il percorso espositivo un documentario d’artista realizzato per questa mostra da Pierantonio Tanzola.
Saverio Rampin nasce a Stra (Ve) nel 1930. Nel 1948 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto la guida di Armando Pizzinato. Negli stessi anni inizia anche la sua attività espositiva partecipando a numerose mostre collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa. Alla XXV Biennale di Venezia espone l’opera Scuola di Pittura. Dal 1958 al 1961 ottiene uno studio dell’Opera Bevilacqua La Masa a Palazzo Carminati. Sono anche gli anni della frequentazione con il gallerista e mecenate lombardo Enzo Pagani che lo accompagnerà poi professionalmente per tutto l’arco della sua carriera artistica. Il suo percorso attraversa diverse esperienze formali: dal linguaggio Spazialista degli anni Cinquanta e Sessanta, l’artista arriva poi ad approfondire la sua ricognizione sul colore e sulle geometrie negli anni Settanta, un tragitto che abbandonerà in seguito per una personale ricerca, decisamente intimista, che esplora il concetto di una luce diafana e con una tavolozza, estremamente chiara e luminosa, che si accende di singolari intensità cromatiche. Nell’ultimo periodo Rampin sviluppa invece un inventario a ritroso dentro al quale pur mantenendo ferma l’applicazione dei toni dominanti bianco, nero, rosso, blu, verde, giallo, s’inoltra nella districata matassa di una composizione multipla: è l’ultima sintesi, nella quale il nero di un presagio consapevole viene squarciato da persistenti barre di colore che lo sdrammatizzano. Saverio Rampin muore prematuramente a Venezia nel gennaio 1992. Dopo la morte dell’artista si susseguono numerose esposizioni personali in omaggio al suo lavoro e importanti collettive, prima fra tutte la mostra "Spazialismo. Arte astratta Venezia 1950-1960" curata nel 1996 da Luca Massimo Barbero che, dieci anni più tardi, firmerà la curatela del primo catalogo ragionato dell’artista.