Comunicato stampa: 16 settembre, un anno dalla morte di Masha Amini. Le iniziative in programma e l’importante progetto di “adozione” di una persona detenuta in Iran
16 settembre, è passato un anno dalla morte di Masha Amini. In questo anno, in Iran e nel mondo, non si sono fermate le mobilitazioni contro il regime, accomunate dallo slogan "Donna, vita, libertà". In questo anno la situazione in Iran però è peggiorata. Basti pensare al fatto che nei mesi scorsi è stato annunciato il rilascio di 22 mila persone arrestate per aver partecipato ad atti di protesta. Questa cifra fa intuire quanto enorme sia il numero delle persone imprigionate e sottoposte a controlli, minacce e violenze da parte delle forze della repressione in questi mesi di rivolte popolari. Secondo le autorità iraniane, la grazia è stata accordata a queste persone perché avrebbero espresso rimorso e pentimento. Un dettaglio che lascia capire come pressioni psicologiche, maltrattamenti e tortura siano prassi corrente negli istituti di detenzione,m così come la persecuzione nei confronti dei familiari degli attivisti arrestati, degli avvocati che li difendono e i dei giornalisti che raccontano le violenze. Nelle ultime settimane, proprio all’avvicinarsi di questo 16 settembre, gli arresti si sono intensificati e qualche giorno fa, uno zio di Mahsa Amini è stato fermato e l’avvocato della ragazza, Saleh Nikbakht, è comparso in tribunale per rispondere del reato di "propaganda contro la Repubblica islamica".
L’Amministrazione comunale vuole contribuire a mantenere alta l’attenzione su questo tema e per questo giovedì 21 settembre, alle ore 20:45, in sala Paladin, è in programma l’iniziativa “Donna, vita, libertà. Un anno di lotte in Iran”, che vede la partecipazione dell’assessora Francesca Benciolini e gli interventi di:
- Mohsen Hamzehian, Unione per la Democrazia in Iran - Updi
- Shirin, Iran Solidarity
- Mariella Fino, Magistrata Tribunale di Padova
- Leonardo Bruni, Ordine degli Avvocati di Padova
- Paolo De Stefani, Centro di Ateneo per i Diritti Umani Antonio Papisca, Università degli Studi di Padova
- Fulvio Ervas, scrittore
Modera la serata Aurora d'Agostino, Giuristi Democratici di Padova.
L’evento sarà occasione per presentare e discutere una importante iniziativa di advocacy organizzata dal Comune di Padova insieme ai Comuni di Ponte San Nicolò, Montegrotto Terme, Abano terme e Rubano e alle realtà attive sul tema in città e alla rete In Difesa di. Si tratta di una proposta rivolta a tutti gli ordini professionali, alle associazioni dei lavoratori e di categoria, alle amministrazioni locali, ma anche alle associazioni culturali, sportive, ricreative, di interesse, perché si prendano carico della situazione di un detenuto iraniano del settore di appartenenza (avvocate/i, giornaliste/i, operaie e operai, sportive/i, artiste/i, e così via), “adottandolo”, tramite inclusione onoraria e/o nomina nei propri organi, chiedendone la liberazione e mettendo in campo tutte le azioni possibili di pressione nei confronti delle autorità iraniane.
L’assessora ai diritti umani e pace Francesca Benciolini commenta: “In questo anno, mentre i media hanno fatto calare l’attenzione su quanto sta accadendo, la nostra amministrazione non ha smesso di sostenere le mobilitazioni in Iran. In occasione di questo anniversario, oltre a fare il punto sulla situazione, proponiamo un’iniziativa che mette al centro la solidarietà con le donne e gli uomini iraniani, provando ad organizzare un supporto concreto a chi sta pagando con il carcere una richiesta che arriva da ogni parte del mondo, una richiesta di libertà per tutte e tutti. La rete In Difesa di si propone di sostenere i difensori dei diritti umani e con quest’azione vogliamo far conoscere le storie di tante persone che stanno lottando in Iran per i diritti e di un intero paese. Ringrazio chi sta collaborando con noi da mesi quotidianamente per farci conoscere e renderci vicina questa situazione e per organizzare questi momenti di approfondimento ed impegno concreto”.
Mohsen Hamzehian, dell’Unione per la democrazia in Iran Updi aggiunge: “È passato un anno dalla tragica morte di Masha Amini per mano del regime della repubblica islamica dell’Iran. In questo anno milioni di persone in Iran e nel mondo hanno continuato a mobilitarsi contro l’ingiustizia, l’insicurezza, la violenza, le imposizioni e per un futuro civile. Un anno che si aggiunge agli oltre 44 anni di lotte del popolo iraniano per il superamento di un regime fortemente militarizzato, che usa metodi repressivi, che uccide e priva le persone della libertà. L’attenzione da parte dei media si è certamente ridotta, ma la situazione peggiora di giorno in giorno, e noi qui all’estero, nelle società democratiche, insieme a voi possiamo mandare un segnale che non solo non abbiamo dimenticato l’Iran ma che ci prendiamo cura di quelli che hanno coraggiosamente cercato di cambiare le cose. Proviamo ad assumere la difesa degli iraniani incarcerati o incriminati affidando ai vari ordini professionali, il sostegno di un equivalente cittadino per professione. Mostriamo che ci sta a cuore la giustizia e la libertà”.
Aurora D’Agostino, a nome del nodo padovano della rete In Difesa Di, commenta: “Ad un anno di distanza dalla sua uccisione, sono migliaia le Mahsa Amini che continuano a sostenere la lotta per la libertà in Iran, insieme a migliaia di uomini che hanno ben compreso la centralità del grido di battaglia “donna vita libertà”. Dobbiamo continuare a parlarne, tanto, ovunque, a voce alta, a sostenere con forza la determinazione con cui migliaia di donne e uomini stanno portando avanti una battaglia che è di tutti noi: quella per la libertà, in Iran e ovunque, contro un regime dittatoriale, per uno stato laico, democratico e rispettoso dei diritti umani e dei diritti sociali di tutte e tutti. Per questo vogliamo rilanciare l’attenzione e la solidarietà con le donne e gli uomini iraniani, a partire da chi sta pagando in carcere la richiesta collettiva di libertà”.
Paolo De Stefani, per il Centro di Ateneo per i Diritti Umani Antonio Papisca, aggiunge: “È importante ricordare questo anniversario e mantenere acceso un faro sulla situazione in Iran. È in corso infatti un tentativo di “normalizzare” la repressione interna, e il regime ha lanciato in questi mesi una poderosa campagna diplomatica per farsi accreditare come un membro presentabile della comunità internazionale. La comunità e la società civile dei nostri paesi ha il dovere di non distogliere l’attenzione dalle violazioni dei diritti e della dignità umana che si continuano a commettere in Iran, in particolare nei riguardi delle donne e dei giovani. Dobbiamo vigilare affinché i nostri governi non chiudano gli occhi su questi 44 anni di teocrazia e mantengano ogni forma di pressione sul governo iraniano. Quando l’attuale guida suprema, l’84enne Ali Khamenei, verrà meno, la transizione non dovrà restare nelle mani dei Guardiani della Rivoluzione, ma essere affidata alla vera rivoluzione che oggi invoca “donna, pace, libertà”.