Comunicato stampa: è mancato Gustavo Millozzi, una delle figure più significative della fotografia a Padova ed in Italia dal dopoguerra ad oggi
E’ mancato, sabato scorso 3 febbraio, Gustavo Millozzi, una delle più significative figure della fotografia, a Padova e in Italia, del dopoguerra. Nato a Torino il 18 maggio del 1934, si era poi trasferito nel 1940 a Venezia, dove aveva iniziato, nel 1958, la sua attività di fotografo nel Circolo Fotografico La Gondola, assieme ad altri giovani che sarebbero poi diventati autori famosi della fotografia italiana e coi quali ha coltivato lunghe e profonde amicizie. Parliamo di personaggi come Gianni Berengo Gardin, Paolo Monti, Elio Ciol, Giuseppe Bruno e Fulvio Roiter. In quell’atmosfera carica di entusiasmo e di stimoli, Gustavo evidenzia subito le sue due grandi capacità: da una parte quelle di fotografo, dall’altra quelle di organizzatore e promotore di iniziative culturali, diventando rapidamente segretario del Circolo La Gondola. Nel 1962 si trasferisce a Padova per motivi di lavoro (a differenza degli autori con i quali aveva condiviso gli anni veneziani, per lui la fotografia non diventerà un professione) e fonda il Fotoclub Padova, che in breve tempo diventa uno dei più importanti d’Italia; nel 1967 viene organizzata la prima edizione del “Premio Città di Padova” che si impone come uno dei concorsi più considerati a livello nazionale e importante luogo di dibattito tra i fotografi italiani. In quegli anni e nei successivi fino alla fine degli anni ‘70 gli vengono conferiti numerosi riconoscimenti e incarichi a livello nazionale. Già nel 1980 è insignito, per i suoi contributi culturali, dell’onorificenza di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. A Firenze nel 1991 riceve il premio nazionale “Una vita per la fotografia”, e, a Padova, nello stesso anno fonda e diviene presidente di un altra importante associazione, il Gruppo Fotografico Antenore. Dal 1993 fino al 2003 organizza la manifestazione FotoPadova, all’interno della Fiera, un grande successo sia per i fotografi presenti che per il numerosissimo pubblico. L’evento annuale comprendeva concorsi, mostre e proiezioni fotografiche, mercato dell’antiquariato ed usato fotografico, un premio per i libri fotografici, il premio “Dietro l’obiettivo, una vita” e offriva sale di posa per il pubblico, stand delle case fotografiche, editoria del settore, stages e dibattiti culturali, su un’area di oltre 5000 mq.
Sempre in quegli anni è stato chiamato a far parte, della Consulta per la Fotografia dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova con l’incarico di Presidente, Consulta che aveva lo scopo di proporre le varie iniziative culturali promosse dal Centro Nazionale di Fotografia di Padova del quale egli è stato tra i promotori.
Altrettanto significativo il percorso di Gustavo Millozzi come fotografo. Tra le centinaia di riconoscimenti che le sue immagini hanno ottenuto, sicuramente iconiche sono quelle realizzate a Venezia tra la fine degli anni ‘50 e la metà dei ‘60. In una recente intervista alla rivista on line The Mammoth Reflex, Gustavo Millozzi descriveva così il suo essere fotografo: “Quando da bambino sono arrivato a Venezia nel lontano 1940 l’ho subito vista come una città abitata dai colombi, dai gatti e dai bambini, soprattutto da quest’ultimi: venivo da Torino dove i piccoli non li vedevi mai soli per le strade. A Venezia, invece, grazie all’assenza di pericoloso traffico, riempivano senza limitazioni, campi (ognuno aveva la sua “banda”), fondamenta e calle con i loro giochi. E non erano neppure rari i tuffi nei canali. Un particolare modo di vivere che ho ripreso con la macchina fotografica. Nel tempo ne è risultata una nutrita serie di immagini alle quali son particolarmente legato e una specifica mostra” Una fotografia, la sua, figlia di quei tempi, e che molti critici definiscono neorealista. Su questo punto però Millozzi aveva un’idea un po’ diversa che sempre nell’intervista a The Mammoth Reflex focalizza così: “Non posso escludere che nei miei lavori si celino delle note che portino critici e storici a definirmi come fotografo neorealista. Io però mi sento molto più vicino alla corrente umanista e ancor più legato a quella lirico-realista della École de Venise, come la definì il fotografo-critico Daniel Masclet quando negli anni ’50 fu esposta a Parigi una mostra del circolo fotografico La Gondola. D’altro canto, devo tanto della mia formazione all’adesione di quel sodalizio dove furono miei maestri – tra altri – anche Gianni Berengo Gardin, Giuseppe “Bepi” Bruno, Paolo Monti e Luciano Scattola”. Venezia e la sua terraferma Millozzi ha continuato a scandagliarle a lungo negli anni successivi, non più in bianco e nero ma a colori, anche con un lavoro, intitolato “Terre“ che in qualche modo ha precorso tanti reportages di denuncia sul degrado ambientale di Porto Marghera. Le foto, esposte assieme ai bianchi e neri veneziani nel settembre del 2021 a Palazzo Zuckermann, ritraggono infatti in modo asciutto e diretto il terreno di Porto Marghera ricoperto di cumuli di inerti, minerali, scarti di fonderie e di lavorazioni chimiche, in un sovrapporsi di colori che nascondono veleni di ogni specie.
La scomparsa di Gustavo Millozzi è una grave perdita per la fotografia italiana e per la città di Padova, nella quale è stato per decenni un animatore culturale instancabile e un maestro per generazioni di fotografi. L’assessore alla cultura Andrea Colasio sottolinea: “Il ruolo svolto da Giustavo Millozzi nella nostra città in oltre sessant’anni è fondamentale non solo per la fotografia, che nella nostra città ha sempre avuto un ruolo significativo, ma anche per tutto il mondo culturale di cui è stato un assoluto protagonista e giustamente nel 2014 era stato insignito del Sigillo della Città. Il suo punto di vista, talvolta controcorrente, ma sempre ben costruito e motivato, non poteva essere trascurato. E’ stato un uomo poliedrico, capace di impegnarsi sempre ai massimi livelli, in ruoli molto diversi: fotografo, opinionista, didatta, curatore di rassegne fotografiche, e attività legate alla fotografia, e anche grande divulgatore. Mancherà alla fotografia, mancherà a Padova”.